La pagella delle uscite settimanali

7 a DNA di Ghali. Chi si aspettava un disco rap da Ghali sicuramente è rimasto deluso, anche dal punto di vista delle sonorità non essendoci più la mano di Charlie Charles e suoni a tratti dance e pop. DNA è un disco pop e non c’è da stupirsi e in fondo va bene così. Si compone di tracce più da club e altre più complesse. Sicuramente non è un disco che ti arriva e che ti colpisce al primo ascolto. Va assimilato e capito. Rispetto a Album ha un’anima molto più autobiografica e meno disincantata. È un buon punto di ripartenza per Ghali, ma non un capolavoro. È da apprezzare invece la scelta di pochi featuring, che vanno a dare un valore aggiunto al disco, senza per questo farlo diventare una compilation carica di ospiti che distolgono l’attenzione dall’autore del disco stesso.

 

 

 

 

6 a Fine primo tempo di Egreen. Che dire, è il solito Egreen. Rime taglienti, stile risoluto, riflessioni su passato e presente, critica e autocritica. Quello che siamo abituati a sentire da Egreen. Sicuramente è in ottima forma, se il concept del disco è la chiusura di un capitolo e l’inizio di un altro, non vedo dove sia la novità. Probabilmente è un disco di transizione verso una sua nuova identità artistica. Anche in questo caso ho apprezzato la scelta di inserire pochi ospiti e soprattutto di non mettere nessun nome ad effetto, ma solo artisti con un bagaglio solido.

 

 

 

 

7 a In un certo qual modo di Ghemon. Il singolo può dare l’impressione di tranquillizzare chi Ghemon lo conosce bene. Si ha infatti la sensazione di muoversi su un territorio conosciuto. La narrazione per immagini nitide, le fughe vocali, i bridge, la metrica. Il sound coinvolgente e up tempo del brano, porta l’ascoltatore verso una dimensione solare e positiva. Questa è casa, il vestito perfetto, la pettinatura con cui lo riconosceremmo in mezzo a mille persone. Nel singolo che anticipa il suo nuovo disco, Ghemon è tornato nella sua comfort zone, senza stravolgere troppo i suoi ascoltatori.

 

 

 

 

6 a Rockstar Mai di Young Signorino. Il singolo, che anticipa il suo primo disco ufficiale, è decisamente inedito per Young Signorino, sia per sonorità che per tematiche.
Rockstar Mai è infatti un pezzo toccante, introspettivo e intimista molto lontano da Mh ha ha ha o dalla Danza dell’Ambulanza. È come se fosse il lato oscuro, il rovescio della medaglia di quello che molto spesso viene giudicato semplicemente dalla prima impressione. In questo caso di un personaggio pubblico, un giovane artista che si trova catapultato in un mondo fatto di persone e parole pronte a divorarlo e a farlo soffrire, ma che riesce a trovare pace negli affetti cari e nella persona che ha accanto. È strano sentire un Young Signorino più intimo e decisamente meno dirompente, ma il singolo è buono, non eccellente, ma sicuramente un buon modo per mostrare un altro lato di sé.

 

 

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