La pagella di Rebel della finale del Festival

Erano le 2.25 quando, dopo un’infinita e inspiegabile quantità di ospiti, finalmente si è iniziato a fare sul serio e vengono annunciati i premi. Diodato con Fai Rumore vince il premio della critica Mia Martini assegnato dalla sala stampa roof dell’Ariston e il premio Lucio Dalla assegnato dalla sala stampa radio-tv-web del Palafiori. Il premio Sergio Bardotti per il miglior testo, assegnato dalla commissione musicale, va a Rancore con Eden; il premio Giancarlo Bigazzi per la miglior composizione musicale va a Tosca con Ho Amato Tutto, mentre il premio Tim Music è stato assegnato a Francesco Gabbani: Viceversa a quanto pare è la canzone più ascoltata sull’app musicale.
Alle 2.29 arriva finalmente il momento di annunciare il vincitore. Non sarà ancora presto?

Vince Diodato che praticamente si porta a casa un bel triplete. E l’interista che c’è in Amadeus esulta.

 

 

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10 e lode a Tiziano Ferro che bacia il pavimento dell’Ariston, come se fosse appena sceso miracolosamente indenne dal Titanic. Dopo un monologo sui suoi 40 anni, di cui non ce ne fregava un emerito cazzo, Tizianone si continua a commuevere da solo con quelle espressioni forzate e innaturali da teatro dell’oratorio. Dulcis in fundo canta ben tre canzoni, o forse erano quattro, tutte uguali, tutte con le stesse smorfie. Tiziano Ferro eroe nazionale dei meme.

 

 

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10+ a Wikipedia che anche prima della fine del Festival e della proclamazione del vincitore pubblica ben sue aggiornamenti. Il primo vede come vincitore Diodato, ma non mi dire? Il secondo i Pinguini Tattici Nucleari. Ma com’è possibile? Errore? Previsione? O era tutto deciso? Un po’ lo supponiamo da anni che il Festival sia deciso a tavolino, ma è davvero così?

 

 

 

 

10 a Rancore, vero vincitore morale del Festival. Ha portato in alto il rap, ha saputo rappresentarlo al meglio e riscattarlo anche dalle numerose polemiche che hanno preceduto il Festival. Si porta a casa un premio di tutto rispetto e un’ottima valutazione da parte di pubblico e critica. Porta anche lo streetwear sul palco dell’Ariston, scendendo la scala dei sogni di gloria come se si infialasse in metropolitana con felpa e cappuccio in testa.

 

 

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9 alla paura che abbiamo provato quando Piero Pelù si è presentato con giacca di pelle torso nudo. AIUTOOOOO! Va bene l’attitudine da eterno rocker, ma ha una certa età, addominali inesistenti, non è stato proprio un bel vedere. Ma lui, sulla scia contagiosa di Achille Lauro, se ne frega. Scippa per gioco la borsetta a una signora del pubblico che si sbraccia per tutto il resto dell’esibizione È MIA È MIA SONO QUI come se fosse l’ultima superstite su un’isola deserta. Per fortuna il siparietto si è concluso nei migliore dei modi: la signora ha riavuto la sua borsetta e Piero Pelù si è solo aperto la giacca. Sospiro di sollievo. Il panettone di due anni fa non ci è andato completamente di traverso.

 

 

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8 alle tette di Elodie. Dopo quattro sere mi sembra sempre più chiaro il messaggio (mica tanto nascosto) di Elodie: “HO LE TETTE”! Scherzi a parte, è sempre stata elegante e impeccabile, forse la meglio vestita, unica pecca la pettinatura con la riga in mezzo, la trovo molto più bella con il ciuffo lungo, ma son gusti. La canzone di Mahmood e Dardust è una hit, se l’avesse cantata Mahmood avrebbe avuto un carattere più deciso e incisivo, ma Elodie è un’ottima interprete e Andromeda è già una hit.

 

 

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7 ai Pinguini Tattici Nucleari. Terzo posto perché sono stati un po’ come il terzo incomodo. Travolgenti, ironici e carismatici sul palco, i Pinguini Tattici Nucleari sono la rivelazione della settantesima edizione del Festival di Sanremo. Divertiti e poco intimoriti dalla macchina sanremese hanno conquistato pubblico, orchestra e stampa e soprattutto ci hanno risvegliati dal torpore di un monologo, delle gag da villaggio vacanze di Fiorello, e dalle faccette di Tiziano Ferro.

 

 

 

 

6 all’excursus di Elettra Lamborghini. Primo giorno: che monnezza Elettra Lamborghini a Sanremo.
Secondo giorno: dai ma come si fa che canzone di merda.
Terzo giorno: ma poi è proprio incapace, non sa cantare
Quarto giorno: MUUUUSICAAA E IL RESTO SCOMPARE MUSICA E IL RESTO SCOMPARE mentre twerki da sola sotto la doccia. Elettra Lamborghini esce pure di seno quando balla con il direttore d’orchestra, e non sorprende vista la trasparenza e lo slim della tuta carioca bluette come l’ombretto. Ancora una volta magico. Proprio non ce la fa però a vestirsi all’altezza della sua prepotente fisicità.

 

 

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5 ad Achille Lauro più impegnato a spogliarsi e ad avvingiarsi con Boss Doms che a cantare. Il look è stato strepitoso anche ieri sera, Elisabetta I sarà fiera di lui, Alessandro Michele è sicuramente il vincitore del Festival per quanto riguarda il lato abbigliamento, ma Lauro, con il suo show, la sua ribellione, il suo messaggio gender fluid, ci ha dato la conferma di quanto fosse più interessato a fare il suo show che a cantare. Peccato che fosse lì per cantare e non per togliersi i vari elementi del suo outfit. Ma lui se ne frega. E come ho scritto ieri, il Festival di Sanremo e la sua canzone hanno solo fatto da contorno e accessorio al suo personale show, per il quale sicuramente si merita 11.

 

 

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4 alle gag di Fiorello e Amadeus. Ok è stato il Festival dei record, Amadeus è stato bravo, ma diciamo che se ci metti Elettra Lamborghini, Achille Lauro, Rancore, Junior Cally, Anastasio e pure Riki, il pubblico giovane l’hai già preso, i vecchi già li avevi e il gioco l’hai chiuso perfettamente. Sul numero esagerato di vallette, l’unica degna di nota è stato l’assistente di studio. Consiglio alla Rai: l’anno prossimo prendete lui e risparmiate sui cachet. Fiorello e Amadeus sembrano gli animatori della nave da crociera messa in quarantena davanti alle coste del Giappone. Ieri sera ci hanno omaggiati pure di un duetto: Fiorello ha concluso il suo one man show.

 

 

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3 alla resilienza di Alberto Urso. Durante l’esibizione, Alberto Urso è sceso tra il pubblico e una signora gli ha chiesto una minerale e due patatine.
In Burundi invece hanno saputo che da noi sta cantando Alberto Urso e stanno raccogliendo 2€ a testa per aiutarci.
Questo Alberto Urso è intrigante come un comizio di Cuperlo sotto la pioggia.
Ci sono canzoni che le ascolti e non ti piacciono, poi le riascolti e pensi che tutto sommato non sono male, poi piano piano, magari ascoltandole e riascoltandole, in qualche modo ti arrivano, e alla fine ti piacciono pure e le canticchi. Ecco, non è questo il caso di Alberto Urso. Il sole a est più la ascolti e più ti fa venire il mal di testa, un supplizio che speri finisca il prima possibile. “Io ritornerò da te” dice alla fine, e suona proprio come una minaccia.

 

 

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2 all’ironia di Riki. Su Instagram Riki invita i suoi followers a spegnere il cellulare e a non votarlo. Vai tranquillo Riki… Non ti avrebbe votato nessuno comunque.

 

 

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1 alla vittoria di Diotato scontata come i calzini durante i saldi. Una vittoria estremamente democristiana, e politicamente corretta. Non è nero, non ha genitori stranieri, un’italianità da dimostrare, un passato sospetto o che si presta a polemiche. È il ragazzetto della porta accanto.
Non vince la semplicità, e neanche l’estrosità o il nuovo, vince l’innocuo, anzi, per l’esattezza vince il pareggio, qualcosa che non sta né da un lato né dall’altro, un concetto strano e tutto italiano che Diodato incarna con la sua Fai rumore, che paradossalmente di rumore ne fa pochissimo. Una perfetta canzone all’italiana sanremese, strofe contenute e ritornelli urlati. Ora sarà lui a rappresentarci all’Eurovision. Pensiamoci.

 

Momento topic: Mara Venier scende le scale senza scarpe e da perfetta Cenerentola si becca il bacio del Pinguino Tattico Nucleare.

 

 

 

 

0 ai mille premi consegnati in 24 secondi netti, senza far capire un cazzo, perché giustamente prima allunghi il brodo torturandoci con l’ennesimo cabaret di Fiorello, il tenore Vittorio Grigolo, il rap di Diletta Leotta, la carnevalata di De Sica e compagnia, il reggaeton, e dopo tutta ‘sta inutile pappardella e tempo perso mi pare ovvio che devi andare di corsa, quando invece poteva avere più senso fare meno troiate e valorizzare un minimo i premi. Una confusione totale, ma se ho capito bene Diodato ha vinto Oscar, Nobel, Strega, Grande Fratello, Amici, Isola dei famosi e Miss Italia. Mentre a Riki è andato l’ambitissimo premio della critica “ULTIMO”. A Diodato hanno dato 72 premi perché neanche hanno capito si trattasse sempre della stessa persona. Eravamo tutti distratti dai balli dei Pinguini, le smorfie di Gabbani, i vestiti di Achille Lauro, il quando smette di cantare Tiziano Ferro, le tette di Elodie, le tette di Sabrina Salerno, le tette di Diletta Leotta, le tette di Elettra Lamborghini, le tette di Gualazzi, mentre lui è andato dritto verso l’obiettivo: fottere Gabbani. Eroe.

 

Bonus: IPOCRISIA. È il Festival delle donne e in top five abbiamo 5 uomini e il presentatore e i due co-conduttori sono uomini. 10 vallette con uno spazio medio di 5 minuti per non togliere spazio a Fiorello e a Tiziano Ferro. Fiorello ha avuto il grande merito di avermi fatto tirare un sospiro di sollievo ogni volta che è stato chiamato sul palco, perché tanto o era lui o era Tiziano Ferro, al cui annuncio invece mi saliva puntuale la stessa ansia di quando mi consegnano una raccomandata.

 

È il Festival dell’amicizia e litigano tutti.

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