È vero che il rap non va in radio?

Da quando un anno fa circa è stata annunciata la nascita di TRX Radio la pantomima è sempre la stessa “il rap non passa in radio“, “finalmente andremo in radio” e via dicendo. In realtà il rap va in radio eccome. Non solo come ospitate nei programmi radiofonici per promuovere dischi, concerti, singoli e via dicendo, ma anche nelle rotazioni radiofoniche. Mi sembra strano che la Signora Zukar e compagnia bella si siano dimenticati che Radio Deejay in tempi assolutamente non sospetti sia stata la prima radio italiana a passare musica rap e non solo. Lo storico programma One Two One Two è stato condotto da diversi esponenti della scena rap. Oggi poi tra 105 Mi Casa, 105 Trap, M2O, Say Waaad, Radio Italia Rap non si può proprio dire “abbiamo creato una radio così finalmente il rap andrà in radio“.

Forse sarebbe stato più onesto dire “abbiamo creato una radio perché ci andava. Per trasmettere la musica che ci piace e per avere il controllo anche su quello“. Perché dopo le playlist editoriali di Spotify Italia, dove Universal e Sony hanno il loro monopolio e dopo aver messo le mani su quello che ad oggi viene considerato il magazine di punta del rap italiano, la Signora Zukar ha voluto mettere le mani anche anche sulla radio. E ben venga!

 

Ma è vero che le radio non passano il rap? Molto probabilmente non tutto e molti artisti restano esclusi, ma è anche vero che bisogna considerare il monopolio di Spotify. In che senso? Spotify Italia sta facendo una guerra serrata alle radio e penalizza nelle sue playlist molti artisti rap e non che passano regolarmente in radio.

Fa sorridere in tal senso quanto dichiarato da Paola Zukar “Il fattore umano è fondamentale: a scegliere cosa va in onda non è un algoritmo, ma un gruppo di artisti ed esperti del settore, che consigliano e condividono i loro brani preferiti e le loro idee con gli ascoltatori. L’idea nasce guardando all’estero, e neanche troppo lontano. A ispirarci, in particolare, è stato il progetto di Booba, un gigante del rap francese, che ha fondato una radio online, OKLM. Ascoltandola abbiamo capito che il progetto era tecnologicamente possibile, e anche finanziariamente sostenibile”.

Sul modello di Booba niente da obiettare, ma sull’algoritmo ci sarebbe da aprire un libro. È la radio, ovvero le persone, a scegliere cosa passare e cosa no, sicuramente in base ad accordi presi, esattamente come Spotify Italia fa nelle sue playlist editoriali. Riuscirà TRX Radio a restare super partes?

 

TRX Radio fa parte del gruppo Radio Italia, ma garantisce di avere totale autonomia e di passare musica italiana e internazionale.

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