Quando obbedire e quando no: La Grande sfida di “Les Mans 66”

«Vai avanti. Vai in guerra». Umiliato da Enzo Ferrari che ha respinto la sua offerta e lo ha accusato di fare tante piccole brutte macchinine, Henry Ford II progetta la vendetta.

 

Se non può comperare la Ferrari, costruirà una Ford che va più forte delle auto di Maranello. Vuole una vettura velocissima, per ribaltare la storia. Deve battere le Ferrari, deve vincere Les Mans. Ford stacca un assegno in bianco. Parte da zero.

 

Ha bisogno degli uomini migliori per costruire la migliore delle auto. E Lee Iacocca, uno dei suoi manager, ha il compito di andare a cercarli. Caroll Shelby (Matt Damon) è il prescelto numero uno. Ha appena vinto la 24 ore, ma non può più correre perché ha un problema al cuore. «Supponiamo che Ford voglia fare un’auto in grado di battere la Ferrari a Les Mans. Cosa servirebbe?», chiede Iacocca. Serve il pilota giusto, serve Ken Miles (Christian Bale). Poi serve carta bianca, ma questo è impossibile perché la Ford è una multinazionale dove i manager, in proporzione, sono più degli operai e ognuno di loro vuol dire la sua per fare vedere che esiste.

 

Il film “Les Mans 66 – La Grande sfida” parte da qui. Racconta la storia di due uomini ribelli, talentuosi e geniali, con una grande ossessione. Costruire l’auto perfetta e guidarla nel migliore dei modi, per 24 ore, su un percorso sterrato, strettissimo, con curve traditrici, dove di notte non si vede niente e dove si guida per metà del tempo al buio, rischiando di finire addosso alle auto che escono di strada e si incendiano. Per vedere come finisce, bisogna andare al cinema anche perché è uno di quei film che incolla alla poltrona e fa perdere la cognizione del tempo. È emozionante, adrenalinico, commovente. E al netto della bravura degli attori, del regista (James Mangold), degli abiti anni Settanta stupendi e della scenografia bellissima, è un film con una morale sovrapponibile al mondo dei rapper e anche a quello delle persone con un sogno.

 

C’è un obiettivo da raggiungere, ci sono degli ostacoli. Ci sono persone che tentano di impedirti di tagliare il traguardo, con le buone o con le cattive. E tu, con le buone o le cattive, devi decidere se stare alle regole, eseguire gli ordini o fare di testa tua. La via di mezzo, in questo caso, non paga. Anzi, penalizza. Quando Ken Miles viene privato della vittoria, però, non perde tempo a lamentarsi. Pensa solo a come fare un’auto ancora più veloce perché l’unico modo per diventare i migliori è camminare su una strada che non ha mai percorso nessuno.

 

 

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Ci sono uomini che hanno questa regola nel Dna come Sfera, per esempio, che infatti funziona anche come motivatore, come quando, ai suoi fan, ha detto:

 

«Nella vita devi decidere da che parte stare. Dalla parte di chi critica o dalla parte di chi viene criticato perché fa qualcosa di nuovo».

 

Shelby e Ken Miles sapevano da che parte stare. Quindi si, la regola di Ford vale per tutti. Andare avanti, andare in guerra, senza mai perdere di vista i propri obiettivi e senza sentirsi costretti ad obbedire a tutti i costi, sulle cose che contano però. Sulle cose che cambieranno la storia.

 

Anna Savini

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