EsseTV è uno specchietto per le allodole?

Da quando Esse Magazine ha annunciato l’arrivo del suo nuovo canale YouTube, con un numero esagerato di post, i commenti come sempre si sono divisi tra polemiche, insulti e applausi. In fondo c’è ancora chi spera di avere una piattaforma che gli possa dare visibilità, gratuitamente magari, e si illude che questa possa essere la sua grande occasione, ma siamo seri è più difficile da trovare di un ago in un pagliaio soprattutto nel contesto di cui stiamo parlando.

Il format, consigliato da un fan, è palesemente copiato da WorldStarHipHop e fin qui non è un mistero visto che è stato ampiamente dichiarato, ed è anche un’idea interessante, se non fosse la solita italianata un po’ mafiosa del mettere dentro i soliti nomi. Però, se hai i soldi che ti permettono di realizzare ogni idea ti passi per la mente saresti un cretino a non provarci. E se oltre ai soldi ci aggiungi il fatto che sei talmente immanicato all’interno della scena, lavorando per Jive Records che fa parte di Sony e avendo alle spalle una top manager di Universal, nonchè l’editore di tutta la scena rap che fai non li sfrutti?

Inutile parlare del classico conflitto di interessi, Esse, per citare Fedez, è nato di parte e morirà di parte, perché sono troppi e palesi i conflitti di interessi al suo interno. Molti artisti dietro le quinte, nel privato o a volte anche pubblicamente hanno puntato il dito contro Esse e condannato il modus operandi di Dikele, eppure puntualmente li ho visti, uno ad uno, sedersi di fronte a lui e farsi intervistare. Tutti, o quasi, tranne Izi, che ha rifiutato i soldi offerti da Esse per Basement Cafè, e Fedez. Ma Fedez, così come J-Ax, gioca in un altro campionato, non ha bisogno di Esse Magazine, gli altri sì. Perché tutti gli altri siti, blog, magazine, pagine Instagram, youtuber non contano un cazzo. L’unica vera vetrina è quella offerta da Dikele, gli altri sono solo un contorno, come l’insalata di fianco a un hamburger. Ecco perché tutti condividono ogni post di Esse, accettano ogni intervista, si incazzano se non vengono cagati, gli fanno una promo esagerata per qualsiasi cosa scrivano, registrino o condividano, perché chi c’è dietro (e non parlo di Dikele) ha creato un prodotto che possa fare da vetrina per tutta la scena. Di fatto Esse Magazine non è il magazzine di Antonio Dikele Distefano, è il magazine degli artisti, delle major e dei management, è la loro vetrina ed è normale che la sostengano e la spingano.

Nel corso del tempo Antonio, che si può permettere di insultare gli artisti nei commenti Instagram senza che nessuno storca il naso, si è un po’ ammorbidito, e ha aperto le porte del suo salotto anche a nomi che ha sempre schifato, come Ernia, Ketama, Junior Cally, Highsnob, Achille Lauro, G. bit e quando Dikele chiama questi corrono come i topini dietro al pifferaio magico, e magari sono capaci di dirti “non voglio andarci, non me ne frega niente, ma devo“. Da una parte devi perché la tua etichetta discografica te lo impone e dall’altra perché non sei nessuno se non vieni intervistato da Dikele.

Funziona così, e sorrido quando leggo i commenti di altre pagine Instagram sotto ai post di Esse Magazine. Vi stupite che per lanciare EsseTV abbiano chiamato Capo Plaza? Io no. Era ovvio che non mettessero un pinco pallo qualunque per lanciare il progetto. Noi umili mortali lo avremmo fatto, noi che non abbiamo conflitti di interessi e legami lavorativi con Sony, Universal o qualsiasi altra etichetta lo avremmo fatto, noi che magari possiamo essere amici di qualche artista, che ovviamente deve riportare al suo management/major ogni iniziativa e magari viene pure bocciata, lo avremmo fatto e molto probabilmente gratis per dare una piccola vetrina a ragazzi che hanno il sogno di fare musica. Esse no. Deve far crescere il canale, prima con l’ennesimo give away di Nike, anche se delle famose Air Max x Off White si sono perse le tracce un anno fa e ancora tutto tace, e poi chiamando Capo Plaza, che ti fa promo e al quale tu fai promo, perché del resto nessuno può dire di no a Esse Magazine. Noi comuni mortali, invece, quando abbiamo un nuovo format ci sentiamo rispondere “vediamo come va e poi decidiamo se partecipare”, noi, ma noi non lavoriamo per Sony, non gestiamo artisti, non abbiamo la Signora Zukar e il Signor Saglia alle spalle, non abbiamo conflitti di interessi. Noi.

Il giochetto di EsseTV è semplice: fanno credere che chiunque possa partecipare, sì anche tu con 300 followers su Instagram e il tuo video amatoriale così da creare interesse nei poveri ragazzi che sognano di fare musica, nel frattempo fanno crescere il canale con un give away (del quale presto perderemo le tracce), chiamano l’amico Capo Plaza a fare un freestyle e aumentano gli iscritti. In seguito chiameranno altri artisti amici loro ovviamente noti e chiederanno soldi ai poveri emergenti per poterci guadagnare qualcosa e comprare views su YouTube, così come hanno sempre fatto per i post, le storie, la playlist su Spotify, e via dicendo. Quindi è inutile dire “eh ma i conflitti di interessi“, perché l’hai scoperto solo oggi che Esse Magazine è un conflitto di interessi vivente?

Parlando in modo oggettivo, chiunque, con un po’ di pelo sullo stomaco, parecchio, e tutti gli agganci e i soldi di Esse Magazine farebbe esattamente lo stesso.

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