Com’è stato per Night Skinny mettere 26 artisti nello stesso disco?

Mattoni, il nuovo disco di Night Skinny, è un lavoro che immortala la scena rap odierna in tutte le sue sfaccettature. Il disco si compone di 16 tracce con la presenza di 26 artisti, che inseguono una visione artistica fondata sul concetto di solidità, brani che riescono ad essere profondamente attuali e allo stesso tempo pensati per restare e non essere schiavi del ciclo frenetico delle tendenze. È sicuramente un disco potente, solido e granitico, ma com’è nata l’idea e soprattutto com’è stato lavorare e mettere insieme 26 artisti diversi in sole 16 tracce? Noi ascoltiamo il risultato finale, ma sicuramente non è stato tutto rosa e fiori….

“Questo disco – racconta Night Skinny – è nato il 27 settembre dell’anno scorso durante un viaggio che ho fatto a New York con Noyz e Luchè. Lì abbiamo concepito il pezzo Attraverso Me che è uno dei più solidi che io abbia mai prodotto, sia per melodia che per liriche. Questo brano è l’unico che è stato scritto, registrato e mai più riaperto. Per me questa è una mattonata, è l’insieme di 16 tracce, tutte validissime e credo nella solidità del progetto, per questo il titolo è MATTONI. New York è anche la città emblema dell’equilibrio tra vecchio e nuovo, che diventa involontariamente metafora del disco, ovvero la sintesi di un universo musicale che va al di là del tempo. Abbiamo preso a New York lo studio che costava meno e abbiamo iniziato a lavorare al concept. Attraverso Me è sicuramente il pezzo più pesante perché Luchè racconta uno spaccato della sua vita, che nel suo libro viene raccontato in un intero capitolo, io porto un peso non indifferente in questo senso”.

Gli artisti hanno avuto carta bianca oppure gli hai dato un immaginario?

“Per far coesistere più artisti sulla stessa traccia, al di là della musica, c’è bisogno che un artista parta per primo. Nel caso di Street Advisor, siamo partiti con Noyz a New York, avevamo l’idea di fare un pezzo con Marracash e quando siamo tornati in Italia ci siamo subito incontrati. In principio la base ha subito diversi cambiamenti e Capo Plaza è stato inserito dopo. Io tendenzialmente lascio carta bianca agli artisti”.

 

Quali tra questi 26 artisti hanno contribuito maggiormente al concept del disco?

Rkomi. Io devo a lui il 90% della mia fotta in questa industria, nel senso che ho ricominciato a produrre in pieno grazie a lui. Noyz perché è un fratello, una persona che vivo nel quotidiano e Luchè perché il viaggio a New York è stato fondamentale per farmi rielaborare tutto il disco. Io volevo fare un disco rap e questo è un disco rap. Già nella prima taccia Marracash fa 24 barre ed è una cosa che non si sentiva da anni. Tutti si sono divertiti e ognuno ha fatto quello che voleva, come si faceva nei dischi rap”.

In questo disco che tu definisci rap come collochi Chadia Rodriguez?

“Chadia è un esperimento. Ha fatto una cosa che non avrebbe mai fatto nel suo disco, rappare su 94 bpm in stile Nicki Minaj non l’avrebbe mai fatto se io non l’avessi indirizzata. È un pezzo di cui io vado molto fiero. Ho coinvolto Madame e Chadia, due donne e due personalità diverse. Una più conscious e una più zarra e sono molto contento di questo e anche del fatto che Chadia sia super criticata”.

 

All’interno di Mattoni troviamo le strofe di Noyz Narcos, Marracash, Capo Plaza, Guè Pequeno, Fabri Fibra, Rkomi, Luchè, Ernia, Quentin40, Tedua, Lazza, Ketama126, Side Baby, Speranza, Shiva, Franco126, Izi, Jake La Furia, Taxi B, Madame, Vale Lambo, Lele Blade, CoCo, Geolier, Chadia Rodriguez e Achille Lauro, ma com’è stato mettere insieme 26 artisti? Quello che stupisce, ascoltando Mattoni, è anche la profondità di alcune collaborazioni e la loro sintonia, se nella traccia Saluti, che vede collaborare Guè Pequeno e Fabri Fibra, come dice Night Skinny, “i pianeti si sono allineati per creare questa collaborazione”, ben diverso è stato creare Novità con Rkomi, Ernia e Tedua. “Sono tre amici e la cosa che mi ha stupito è il fatto che Rkomi ed Ernia abbiano parlato in questo brano di una figura femminile X, poi è arrivato Tedua che dedica mezza strofa ad Rkomi e mezza strofa ad Ernia ed è una cosa che mi ha lasciato a bocca a aperta. Sicuramente ho mandato indietro parecchie strofe di questo disco, perché comunque sono 16 canzoni e 26 rapper, ma è successo anche che qualcuno, dopo aver sentito la strofa del collega, abbia voluto cambiare la propria. La cosa che mi ha colpito molto è che tutti i ragazzi abbiano supportato appieno il progetto. È difficile fare un disco e non una compilation. Non sono strofe prese e messe sulle basi, questo è un disco solido dalla prima all’ultima traccia.

Questo disco non è il supermercato di Amazon dove metti insieme gli artisti, le collaborazioni non sono nate a tavolino, non è scontato che Guè Pequeno e Fabri Fibra facciano un pezzo insieme, c’è stato spazio giusto nel momento giusto. Non c’è stato nulla di forzato. Guè dopo aver fatto la strofa di Saluti, l’ha modificata un paio di volte, la traccia era ormai chiusa quando ho proposto di metterci Fibra, gli ho scritto che ero a Tokyo e subito dopo mi è arrivata la strofa. Mancava solo il ritornello, che poi l’ha fatto Rkomi. Sicuramente ho molti amici al di fuori della tracklist di Mattoni, ma le canzoni le fai con le persone con le quali condividi qualcosa. Franco 126, per esempio, è arrivato in corsa, ed è stato uno dei pochi, oltre a Chadia e Fibra, che non esce dal suo studio, ad aver registrato da solo la strofa. Sono molto contento del risultato finale di Stay Away, perché Ketama, Franco e Side sono tre amici che andavano a scuola insieme e c’è stata una sintonia pazzesca, nonostante io e Franco non fossimo molto amici prima di questa collaborazione.

Lavorare con Izi non è stato facile, è uno che ha la sua visione, che vuole la base in un determinato modo, lo stesso vale per Taxi B, ogni personaggio ha le proprie abitudini e fissazioni, anche Tedua è uno molto puntiglioso da questo punto di vista. È stato molto interessante, invece, lavorare anche con Quentin40, perché è uno di quegli artisti con cui già dopo l’uscita di Pezzi volevo collaborare e spero che ci saranno altre occasioni in futuro”.

Come hai assemblato gli artisti nelle varie tracce?

“Io ho la dote di essere un buon motivatore, perché qua prima di fare musica devi essere un buon psicologo, ci vuole psicologia e le cose cambiano molto velocemente Oltre alla scelta degli artisti in questo disco, posso dire che tutti quelli che ho coinvolto mi hanno detto di sì. Non c’è un artista che avrei voluto e non c’è. Io li conosco tutti e non è stato difficile entrare nelle loro teste, anche se ci sono stati momenti in cui c’è stato bisogno di mettere ordine”.

Perché hai scelto Jake La Furia, Luchè e Chadia Rodriguez per i pezzi solisti?

“Nel caso di Luchè, quando scrivi certe cose di fianco non puoi aver nessuno. Con Jake La Furia appena era uscito Pezzi avevo espresso il desiderio di fare un brano con lui, volevo fare un pezzo rap visto che lui è uno dei miei rapper preferiti. Appena è venuto in studio e ha sentito il sample, ha espresso il desiderio di fare un pezzo da solo ed è nato così. Per Chadia, invece, è un esperimento, un freestyle, ho campionato una acappella da un suo vecchio freestyle, volevo un pezzo da suonare anche nei club”.

Com’è stato lavorare alla traccia Mattoni, dove ci sono tanti artisti diversi tra loro?

“Traccia difficile sia discograficamente parlando che nella sua realizzazione. Una di quelle tracce che ha un potenziale ma che è difficile anche da capire. Ha attraversato tempeste su tempeste. Prima la strofa di uno, poi non voglio più esserci, poi la strofa di un altro, poi non mi piace la strofa ne voglio fare un’altra, poi non sono convinto, fino agli ultimi due giorni questa traccia è rimasta aperta. Io mi sono divertito, però questa è l’unica traccia del disco che ha una produzione addizionale di Stabber e a un certo punto gli ho detto prendi questa traccia e fai quello che vuoi, io non ci sto più dentro. Quando fai un pezzo così non decidi a tavolino l’ordine degli artisti, infatti ha avuto 30 edit per vedere chi sta meglio dove, stavo impazzendo con questa canzone, grazie a Dio mi ha dato una mano Stabber e alla fine ce l’abbiamo fatta”.

 

L’unica pecca di Mattoni? Che è destinato ad essere relegato a un ascolto privato o da club e che non vedrà mai un live vero e proprio, se non qualche dj set. Quella sarebbe stata la vera innovazione: un tour con 26 artisti, ovviamente di difficile realizzazione.

 

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