Cos’è l’ARTE per Mambolosco?

È uscito oggi su tutti i digital store ARTE(Virgin Records – Universal Music Italia), il primo album di MAMBOLOSCO, che sarà disponibile anche in versione fisica a partire da domani.16 brani con testi che raccolgono pensieri, ricordi, racconti degli anni trascorsi tra Italia e Stati Uniti, in cui MAMBOLOSCO celebra la bella vita ed esprime tutto il senso di rivalsa per i successi raccolti in questi due anni con la musica, a dispetto di chi non ci credeva. Mambolosco ha chiamato il disco ARTE, perché per lui la sua musica è una forma d’arte con la quale vuol far divertire l’ascoltatore. ARTE anche per lo stretto legame, per lui fondamentale e imprescindibile, tra musica, moda e personaggio.

 

 

 

 

 

Perché hai chiamato il disco Arte?

 

Grazie a Dio faccio Arte, lo dico anche nella traccia Arte. La musica è Arte, io faccio Arte e devo essere grato di fare Arte perché mi ha salvato e mi ha permesso di vivere. La musica, la trap è una forma d’Arte”.

 

 

Quando e come hai conosciuto la Dark Polo Gang?

 

“Dopo l’uscita di Me lo sento, ormai due anni fa. Mi sono sentito con Tony Effe su Instagram, aveva messo mi piace a delle foto, io l’avevo taggato in una storia, mi aveva risposto e da lì abbiamo iniziato a parlare. Mi ha detto bro quando passi per Roma fammi sapere, così ci becchiamo, parliamo un po’, io gli ho risposto io vengo quando vuoi. Mi ha fatto i biglietti del treno e sono sceso a Roma, c’è stata subito sintonia e dopo un po’ ho firmato per 777 Ent e ho iniziato a collaborare con loro”.

 

 

Perché manca Wayne nel disco?

 

“Perché non siamo riusciti a finire una traccia, poi il tempo stringeva e abbiamo fatto fatica a beccarci. Ci rifaremo più avanti, non c’è fretta”

 

 

Cosa unisce la Dark Polo Gang a Mambolosco?

 

“La DPG e Mambolosco sono i più freschi di questa scena a livello di fashion, di modo di porsi, di estetica e ci troviamo molto d’accordo, ma anche per lo stile di musica che facciamo. Io mi rispecchio molto nelle loro canzoni e loro dicono lo stesso delle mie”.

 

 

Cos’è per te l’arte?

 

“Per me è la mia musica e la musica in generale è arte. Poi ci sono tante arti diverse, ma l’arte musicale è il modo in cui un artista si esprime con i suoi fan, il modo in cui comunica sui social, ormai fa tutto brodo”.

 

 

Cosa trovi di artistico nel dire Guarda come flexo?

 

“Il fatto che tante persone si sono divertite ascoltando quella canzone, quindi già lì ha preso una bella fetta di persone e molti l’hanno ascoltata come guarderebbero un quadro”.

 

 

Quali sono i tuoi quadri preferiti?

 

“Non ne ho, io ascolto tanta musica”.

 

 

Allora quali sono gli artisti che per te sono opere d’arte?

 

“La statua di Michelangelo è un’opera d’arte bella potente, e la paragonerei a Young Thug per quello che ha portato e per il cambiamento che ha dato alla musica e anche alla parte fashion della trap. Mi sento di dire solo lui”.

 

 

In questi ultimi due anni ha fatto molti featuring, come pensi di separare Mambolosco dal featuring a un disco di Mambolosco? Che impatto pensi possa avere questo sul pubblico?

 

“Ho fatto tanti featuring e molte volte erano idee mie, che ho fatto ascoltare ad altre persone e poi ci si sono buttate sopra. A parte Lento dove ho fatto solo la strofa. Secondo me Mambolosco si impegna di più quando deve fare un featuring perché essendo affiancato da un altro artista mi sento che devo dare di più. È quasi come una gara”.

 

 

Cosa ti aspetti da questo disco?

 

“Sono molto in ansia perché è il mio album, non so come possa andare perché non ho dato una cosa e basta, ci sono stili diversi, c’è molto autotune, ho fatto anche rap senza autotune. Spero che vada bene, che arrivi a chi deve arrivare e a chi lo apprezza”.

 

 

Cosa pensi di lasciare alle persone che ti ascoltano?

 

” Tanta allegria, felicità, di fargli passare tre o quattro minuti di svago se hanno problemi. Di farli divetire se sentono una mia canzone in discoteca e farli ballare”.

 

 

Mambolosco avrebbe avuto successo se non avesse questa immagine?

 

“Secondo me no, se no non spenderei tutto quello che spendo in vestiti. Adesso un artista deve curare molto l’immagine, deve capire quello che vuole trasmettere anche con l’immagine e deve cercare di essere sempre innovativo e non copiare gli altri dal punto di vista del fashion. Al di là della musica, in questo ambiente chi ascolta vuole emulare gli artisti quindi dobbiamo impegnarci a dare un’immagine fresca, se no i ragazzini si vestirebbero come i rapper si vestivano nei ’90”.

 

 

Quando hai fatto il tatuaggio ARTE?

 

“Quasi tre anni fa. Ho sempre detto che io faccio arte, anche quando facevo musica in inglese, a 16 anni, chiamavo la mia musica arte. Dopo i primi successi avuti in Italia ho deciso di tatuarmi arte in faccia”.

 

 

Cosa rispondi a chi ancora oggi ti etichetta come infame?

 

“La gente non sa come sono andate le cose, prima o poi uscirà la verità. Chi deve sapere sa. Io mi sono fatto due anni e sei mesi di arresti domiciliari per questa cosa, mentre le persone che dicono che ho infamato non si sono fatte neanche un giorno di carcere. Non me ne voglio vantare di avere avuto guai con la giustizia, chi sa, sa”.

 

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