Arrestati i colpevoli della strage di Corinaldo

Sono state arrestate 6 persone ritenute responsabili di omicidio preterintenzionale per la tragedia avvenuta nella discoteca Lanterna Azzurra di Corinaldo. Le stesse, unitamente ad un ricettatore, anch’esso colpito da provvedimento in carcere, facevano parte di un gruppo criminale modenese dedito ai furti con strappo e alle rapine all’interno delle discoteche  del Centro e Nord Italia.

Così i carabinieri del comando provinciale di Ancona hanno dato esecuzione ad una ordinanza di custodia cautelare in carcere nei confronti di 7 persone, tutti residenti nella provincia di Modena, tutti ritenuti responsabili di associazione per delinquere finalizzata alla commissione di furti con strappo e rapine e 6 di loro anche di omicidio preterintenzionale, lesioni personali e singoli episodi di rapine e furti.

Finalmente le sei vittime di quanto accaduto quella tragica notte a Corinaldo hanno ottenuto un inizio di giustizia. Quello che stupisce però è anche la vicenda legata all’arresto dei sei ragazzi. Quando i carabinieri sono andati a prenderli a casa, tra ieri e venerdì notte, i loro genitori erano increduli e sconvolti. I figli si sono alzati dal letto, si sono stropicciati gli occhi e alcuni di loro hanno detto “non è vero”, facendo spallucce. Fatto salvo poi, in carcere, piangere a dirotto davanti agli avvocati. Sei famiglie della provincia di Modena, genitori che lavorano, integrati nella comunità (unico contesto di criminalità riguarda Di Puorto) hanno scoperto che i loro figli sarebbero componenti di un’associazione a delinquere finalizzata a commettere furti e rapine e potrebbero aver causato la strage nella discoteca di Corinaldo, dove morirono sei persone.

Di Puorto è il nome che spicca all’interno del gruppo: il 19enne è il figlio di Sigismondo Di Puorto, boss dei casalesi per anni referente del clan nella zona di Modena dove ha vissuto assieme alla famiglia a San Prospero, un piccolo paese diventato, assieme ad altri centri abitati nelle campagne, centro nevralgico per la camorra. Quando Di Puorto senior è finito in carcere nove anni fa, arrestato in un nascondiglio a San Cipriano d’Aversa, gli agenti della squadra mobile hanno trovato nel covo la foto di un bambino, suo figlio. Quel bambino nel frattempo cresceva a San Prospero insieme alla madre e ai parenti e iniziava a compiere i primi reati, collezionando un paio di denunce per furto. Sulla sua pagina Facebook il rifiuto di qualsiasi autorità, come dimostra quanto scritto in un post: «Sbirri figli di puttana». A volte il suo compagno di scorribande era Badr Amouiyah, coetaneo, anche lui tra gli arrestati per la strage di Corinaldo. Un altro è Moez Akari, detto il maestro del gas. per la sua abilità nel gestire lo spray al peperoncino. La banda è composta da Ugo Di Puorto, 19 anni di San Prospero (Modena), Andrea Cavallari, 20 anni di Bomporto (Modena), Moez Akari, 22 anni residente a Castelnuovo Ranone (Modena), Raffaele Mormone, 19 anni di San Cesario sul Panaro (Modena), Badr Amouiyah, 19 anni residente a San Prospero (Modena) e Sohuibab Haddada, 21 anni residente a di Bomporto (Modena).

Secondo quanto si legge nell’ordinanza della procura di Ancora in merito all’inchiesta sui morti della discoteca di Corinaldo, gli indagati erano soliti «in occasione dei viaggi effettuati per raggiungere le discoteche o per ritornare a casa», commettere «furti all’interno di esercizi commerciali ubicati nelle aree di servizio autostradali ovvero hanno omesso di saldare i conti presso strutture ricettive, ristoranti, autonoleggi e tassisti»

 

 

La sera della tragedia di Corinaldo i componenti della banda dello spray al peperoncino che scatenarono il panico alla Lanterna Azzurra incontrarono Sfera Ebbasta in un’area di servizio. È quanto si legge nell’ordinanza del gip di Ancona, che riporta un’intercettazione ambientale tra alcuni degli indagati in cui ricordano l’episodio. I ragazzi, si legge nel provvedimento, «rammentano il fatto che, durante il viaggio di ritorno, presso un’area di servizio, avevano incontrato l’artista Sfera Ebbasta» e uno di loro era quasi intenzionato a rubargli la collana: «Se non era stato per i morti te lo giuro gliela faceva».

Nella conversazione si sente uno degli indagati dire «Sfera Ebbasta è solo un pagliaccio, lo schifo è una merda, ha rovinato tutto fra». E un altro: «Pensa fra che affamato quella sera lui è andato all’Altro Mondo e poi doveva venire lì doveva fare due serate». A un certo punto i ragazzi ricordano l’incontro con il trapper: «io lo schifo proprio come persona.., ci stavo per litigare in autogrill lo stavo per bussare quel figlio dì puttana con quella faccia da culo e la collana così fuori». E la replica: «la collana quella con la chitarra fra… li se non era stato per i morti te lo giuro gliela faceva, lo guardava in un modo…».

 

La banda era già pronta a colpire ancora se non fosse stata arrestata, girava le discoteche e i concerti con il solo scopo di derubare e colpire il più possibile.

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