Sfera, il nuovo disco e la rivincita sui bulli

«La morale della favola è che l’odio e la cattiveria sono dappertutto ma tu devi essere superiore e decidere se stare dalla parte di chi critica, senza fare niente, o dalla parte di chi è criticato perché fa qualcosa di diverso».

 

Sfera Ebbasta da piccolo era bullizzato. Quando gli chiedevano che lavoro faceva, e lui rispondeva “il rapper”, lo prendevano in giro: «Ah, fai il reppettaro, bella zio yo yo». E lui si è preso la sua rivincita: «Adesso che con il rap ho realizzato tutti i miei sogni, mi chiedo se chi mi ha sempre preso per il culo sia riuscito a realizzarsi nella vita!». Succede anche adesso, in realtà, ma ora lui sa quanto vale. Se Sfera scrive qualcosa di sbagliato si innesta una catena di critiche che sembra non avere fine. Quando Sfera dice delle cose intelligenti (e lo fa spesso) viene ignorato. Così il pre-giudizio che c’è su di lui non può trasformarsi in un giudizio oggettivo. In questo modo chi non lo conosce va avanti a pensare che le cattiverie sul suo conto siano vere (che è stonato, non sa rappare e che i contenuti delle sue canzoni non sono poesia). Invece Sfera è un artista concentratissimo, su se stesso, sul suo lavoro, sul suo look, sul suo fisico, sui suoi live, sulla sua partecipazione a X Factor. Sfera insegna che bisogna preoccuparsi di fare qualcosa, non di distruggere quello che hanno fatto gli estranei. E infatti non perde tempo a guardare gli altri, tantomeno a odiarli. E’ uno che riconosce il valore altrui, se lo vede. Come quando, di Mahmood, ha detto: «È bravo, mi sta dando del filo da torcere». Che è la cosa più sincera che potesse dire. Perché è ovvio che Sfe adora essere il numero uno. Ma è altrettanto vero che se uno lo batte non dice «quello fa schifo», come hanno fatto in tanti con lui. Dice: «Quello è bravo, cavoli». E non lo fa solo con Mahmood, ma anche con i colleghi più grandi di lui e con quelli della sua età. Tutti i grandi si comportano così. E infatti Vasco gli ha riconosciuto valore. Guè e Marracash l’hanno voluto a lavorare con loro, quando non era ancora famoso. Sfera come motivatore è meglio di Di Caprio nel Lupo di Wall Street. Solo che Sfera è un generatore di buoni esempi, non di cattive intenzioni. Sfera è il buon esempio fatto a persona. In apparenza le buone notizie non fanno notizia. In realtà fanno aumentare il seguito di chi gli vuole bene. I suoi fan, quelli che lo hanno portato al successo, lo adorano a prescindere, qualunque cosa faccia. Perché sanno quanto lavoro c’è dietro. Perché sanno di cosa parlano, veramente, le sue canzoni, ovvero della vita e delle sue difficoltà di farsi largo tra chi vuole omologare tutti, per tenerli sullo stesso livello. Cosi succede che chi fa qualcosa di diverso viene preso in giro. Ora Sfera si è calato alla perfezione nella sua parte di giudice di X Factor. Gli spettatori di Sky vedranno con quanto rispetto si comporti nei confronti di colleghi e candidati. Ma il suo pubblico lo sa già e aspetta il suo nuovo album. «Io sono concentratissimo sul disco – ha detto lui in un’intervista a una tv belga -. Voglio che sia perfetto. Credo uscirà a gennaio, non sono sicuro in realtà, perché come ti dicevo voglio che sia tutto perfetto». Questo è Sfera, mentre tutti parlano di lui, lui fa il rap. Che non è «bella zio yo yo». Ma è un lavoro vero come un film di Hollywood. Sfera ha la stessa professionalità. Non a caso dal primo giorno lavora con una squadra come una star. Ha Charlie Charles, il manager Dj Shablo, l’assistente, la stylist, il fotografo, il parrucchiere, l’addetto al merch, le star internazionali che lo tengono in grande considerazione, eccetera eccetera eccetera. Sfera non lascia niente al caso. Anche l’odio lo rende più forte. Lo usa per le sue canzoni. “Mentre mi odi sto comprando scarpe mentre mi odi sto comprando case/ Tu corri sul posto. Io sono sopra un tapis roulant”. Mentre motiva tutti, Sfera guru migliora anche se stesso. Ed ecco perchè lui è Sfera e gli altri sono “bella zio yo yo”.

 

– Anna Savini

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