FSK sono la nuova Dark Polo Gang?

FSK, il collettivo composto da Chiello, Sapo, Taxi B, a cui si affianca Greg Willen, il loro produttore di fiducia, sono irruenti, crudi, espliciti e a tratti ignoranti per questo ricordano molto la DPG degli esordi. Non si censurano e fanno scalpore. Come il trailer che ha annunciato l’uscita di Trapshit, dove ci sono chiarissimi riferimenti all’eroina, strisce di cocaina e pistole. O come Paste Pazze, il singolo di Taxi B. Quello che emerge è il voler raccontare e rappresentare uno scenario di droga e degrado in modo forse troppo esplicito, ma che comunque attira l’attenzione anche se con critiche e condanne.

È proprio questo video che Salmo ha fortemente criticato dicendo: “I video dove vi fate le botte e vi fate di eroina anche no, per favore. Essere schiavi di una sostanza non fa di voi dei fighi, ma degli sfigati. Io non voglio dire a nessuno cosa fare, ma almeno fatevi gli affari vostri e non fate vedere certe cose ai ragazzini. Perché magari siete capaci a settare dei trend”.

Eppure FSK è già sulla bocca di tutti e disegna un immaginario purtroppo reale: il ritorno all’eroina tra i giovanissimi. Loro sono lucani e purtroppo Firenze è una delle città in cui il tasso di mortalità per overdose tra gli adolescenti è molto elevato. Gli FSK arrivano in un momento in cui tutto sembra essere tranquillo e settato nella scena rap italiana ed esattamente come fece la DPG, stravolgono ogni equilibrio e portano con dirompenza qualcosa che non si può fare a meno di notare.

In Trapshit, il loro primo disco ufficiale uscito oggi per Thaurus Universal Music, non censurano niente. Le influenze musicali e personali dei tre si mischiano e troviamo punk, trap, voci urlate e tanta tanta droga. Non nascondono e non mascherano quello che raccontano di aver fatto finora per sopravvivere e lo dico in modo assolutamente esplicito. Emerge la voglia di uscirne, di cambiare vita, ma niente viene censurato, né il bene né il male delle loro vite raccontate nel disco, né la disillusione o la speranza di un futuro migliore, il risultato è uno specchio abbastanza inquietante di esperienze che lasciano poco spazio all’immaginazione.

Trapshit è sicuramente un disco senza filtri, così come lo sono i loro protagonisti che evidentemente non hanno intenzione di costruirsi un personaggio, ma preferiscono mostrarsi esattamente come sono, proprio come fecero i componenti della Dark Polo Gang quando esordirono. E l’effetto rottura che crearono Tony Effe e compagni, lo sta creando la FSK. Una differenza sostanziale è sicuramente l’esaltazione e la messa in mostra dell’uso di sostanze stupefacenti, che crea attenzione e curiosità anche in chi non ne fa uso, ma l’essere umano è per natura attratto da derminate realtà e scenari di degrado. Certi gesti e immagini andrebbero censurati e bisognerebbe condannare chi si fa promotore di droga, anche se, come può fare un reporter, un documentario o un film, raccontano solo una storia. La loro e quella di tanti, troppi giovani che ogni giorno perdono la vita. La FSK stipisce e incuriosisce, proprio come fece la DPG ai tempi per la totale assenza di filtri, per un qualcosa di crudo, che non ha censure e per un suono che cattura.

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