Sono tutti belli i videoclip delle canzoni?

Tra martedì e oggi sono usciti i video di Turbococco di Ghali, Puertosol di Vegas Jones, 6 del mattino di Jake La Furia e 1969 di Achille Lauro. Da una parte ho visto prodotti ben realizzati e di altissima qualità sia grafica che concettuale, dall’altra le solite cose dozzinali viste e riviste.

La gente che balla e saltella in costume a rirmo di musica nel video di 6 del mattino di Jake La Furia rappresentata la parte dozzinale. È da anni che sta scena è ripresa ovunque, pure nelle pubblicità, si può anche cambiare il contorno, ma resta niente di nuovo, anzi, una vera e propria poverata. Va bene che i Dogo hanno fatto tamarrate ben più grandi e che Jake La Furia è quello, ma ci si può evolvere anche dal punto di vista dell’immagine rappresenta in un videoclip.

Al contrario è molto interessante il video di Turbococco di Ghali, che ha sempre offerto un’altissima qualità video, anche molto pensata e ben strutturata dal punto di punto di vista del racconto. Questo è uno di quei video che, se gli togli la musica, ti raccontano una storia e si avvicina più al concetto di corto che di videoclip musicale.

Bello anche il lavoro che è stato fatto in Puertosol di Vegas Jones, che è un altro di quei casi in cui il video racconta e ti porta nel concetto della canzone. Un giovane Vegas che sogna e incontra il Vegas di oggi è la rappresentazione perfetta di quello che esprime nel testo.

La perplessità mi è nata guardando 1969 di Achille Lauro. Un videoclip in cui l’artista non è protagonista, una scelta molto particolare e sicuramente non comune. L’idea del video è quella raccontare come la musica (di Lauro in questo caso) possa coinvolgere le persone. Il protagonista, camminando per la città infatti, si imbatte in personaggi che inizialmente lo guardano straniti, ma che poi si lasciano trascinare e coinvolgere fino ad arrivare tutti poi all’evento che era una festa di positività, libertà e spensieratezza. Concept molto particolare e interessante, ma avrei fatto prendere due lezioni di danza ad Achille Lauro e l’avrei messo come protagonista di questo racconto.

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