Si può dire che Gué Pequeno abbia portato il rap nei talent?

Non stravedo per il genere però accetto il talent show come un contenitore importante, è un po’ il simbolo dei tempi moderni, poi, io faccio un altro stile.. però il mondo è bello perchè è vario. Ho avuto dei contatti in passato per fare il giudice in alcuni talent, poi mi hanno rubato il posto dei colleghi“.

 

 

Diceva Gué Pequeno nel 2015 e quel posto che gli era stato rubato in passato, oggi è suo ed è suo di diritto. Perché, siamo onesti, se pensiamo al rap made in Italy, i nomi che ci vengono in mente per forza di cose sono: Marracash, Gué Pequeno, Fabri Fibra. Loro, i Dogo e Fibra, hanno sdoganato in tempi non sospetti il rap italiano e solamente uno di loro poteva rappresentare il genere in tv, sedendosi come giudice o coach in un talent show.

L’ha fatto Gué Pequeno per primo e no, MTV SPIT non era un talent, e ancora no Fedez e J-Ax non possono essere considerati rapper in questo senso. Gué in questa edizione di The Voice ha portato e rappresentato il rap italiano in tv, su una rete nazionale, su Rai 2. Questo sicuramente è uno dei primati che gli si possono e devono attribuire di diritto, non ci sono cazzi. Gué ha portato il rap in un talent show. Una cosa impensabile fino a poco tempo fa. Impensabile perché i rappresentanti della scena hanno per lo più sempre espresso pareri contrari al rap ai talent, come dimenticare le parole di Marracash in tal senso? “I rapper usciti dai talent show ? Non sono rapper.

O di Salmo? “Grazie al talent show passi da 0 a 100 in un giorno. Diventi la star del momento. La novità. Sei il pesce fresco sul banco. Il prodotto da consumare entro la data di scadenza.  Sei un feto nato al terzo mese. È assurdo diventare popolari a 18/19 anni grazie al talent show. È una fregatura. E poi? Poi che fai?! Senza background. Senza una storia dietro. Senza la fottuta gavetta. Che fai? Una volta consumato il prodotto passi da 100 a 0 in un secondo!!! Avanti il prossimo.  Non ci andrei mai, nemmeno da giudice. Ma mi rendo conto che molti artisti ne hanno bisogno per arrivare al successo“.

Ma Gué è diverso e con The Voice ha saputo rappresentare in modo perfetto il suo genere musicale. È stato all’altezza di veterani come Morgan e Gigi D’Alessio, è stato attento e accurato nelle scelte, ha saputo dosarsi, mostrando un lato di sé che forse in pochi avevano percepito: umanità, coerenza, autoironia e competenza. È stato sicuramente la persona giusta, l’unica che poteva portare con dignità, conoscenze e consapevolezza il rap a un talent show. Ricordiamoci che l’italiano medio associa ancora il rap a un fenomeno da circo, a quell’odioso gesto con le corna e a un sotto genere, bene Gué è riuscito a far capire quanto tutti quegli stereotipi fossero sbagliati e ridicoli e ha acceso i riflettori sulla concretezza e sulla storia di un genere musicale che non ha niente da invidiare agli altri.

Ecco, forse non saprà suonare il pianoforte, ma è un amante della musica e un esperto conoscitore, l’ha sempre dimostrato in tutti i suoi dischi, nelle sue rime e forse, grazie a lui e alla sua partecipazione a The Voice, anche quel pubblico medio ha capito che il rap non è fatto solo di yo yo, tatuaggi e parolacce, ma di molto altro. E Gué Pequeno l’ha dimostrato ancora una volta in queste settimane, scegliendo concorrenti non appertenti al suo mondo e duettando in Quanto amore si dà con Gigi D’Alessio. 

Gué ha portato il rap in tv, su Rai 2 e ha sdoganato ancora una volta questo genere musicale e il cliché del rap ai talent. Ha aggiunto un altro tassello alle innovazioni guepequiane (parola inventata) che da sempre contraddistinguono la sua carriera e il suo percorso artistico, del resto è uno che ha sempre anticipato i tempi, mode e tendenze, musicali e non, ha sempre avuto un certo fiuto nello scoprire talenti, che guarda caso oggi vendono milioni di dischi e finalmente tutta l’Italia lo sa.

Il prossimo passo? Un talent show completamente dedicato al rap, se proprio vogliamo sognare in grande….

 

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