Quando l’hype vale più del talento

È inutile negarlo Instagram ci ha servito su un piatto d’argento una schiera di pseudo artisti senza arte né parte, o comunque con pochissime doti artistiche, che in tempi non così lontani sarebbero stati presi a calci e sputi durante una battle di freestyle o un’esibizione in un contest. Se rappare non è obbligatorio come il militare e comunque tutti provano a fare rap perché è la via più facile per rincorrere il sogno del successo e parliamoci chiaro, se oggi non provi a fare rap sei un coglione, è altrettanto vero che la trap o l’urban regala un’escamotage a chi una rima non sa chiuderla neanche se lo paghi. Questi fanno i rapper per fare i testimonial dice Mondo Marcio, ma è anche vero che da influencer ad artista il passo è breve, brevissimo, basta avere seguito e numeri, tanti numeri. Che poi non si lamenti Big Fish a dire che i rapper non sono autosufficienti dal punto di vista musicale se produce gente che non sa neanche scrivere o che mette insieme versi senza senso o addirittura un’influncer che con penosi risultati prova a fare una canzone. 

La verità è che molti di questi personaggi che oggi sono acclamati dai giovani e vantano un successo inspiegabile, godono di determinati numeri grazie solo e soltanto all’hype e alla popolarità che hanno avuto e conquistato su un social network che annebbia di fatto le loro spesso inesistenti doti artistiche. Possiamo anche giustificare un Drefgold che non va a tempo a causa di un problema tecnico, ma la verità è che un artista, e mi riferisco a un artista con la A maiuscola deve essere in grado di cantare in modo dignitoso in ogni circostanza. Lo stesso vale per Laioung che live a Radio Deejay ha fatto una figura pessima e poi ci stupiamo che dal vivo un artista non sia come lo sentiamo su Spotify, grazie al cazzo, con tutti gli strumenti che si usano, anche io risulterei intonata. Ma Laioung è anche l’esempio emblematico dell’hype. Due anni fa il suo era uno dei nomi più gettonati, era considerato the next big thing e poi? Il nulla. Complici anche scelte e mosse sbagliate si è letteralmente bruciato, al punto che oggi il suo disco, che non è un capolavoro, ma neanche una merda o comunque peggiore di quello di Drefgold, tanto per citarne uno, viene schifato a priori. Perché? Perché non ha più hype.

E questa storia dell’hype, del personaggio, penalizza anche artisti molto capaci ma ritenuti non fighi. È ovvio che per un ragazzino sia più figo un Capo Plaza dei Colle Der Fomento, o di Mondo Marcio, ma vogliamo mettere sul piatto di una bilancia i loro rispettivi dischi e valutarli dal punto di vista tecnico? 

Eppure è l’hype ad avere la meglio, sempre. A volte l’hype e la bravura vanno di pari passo, ma sono casi rari, altre volte ci troviamo di fronte a un disco come quello di Priestess che viene letteralmente non cagato nonostante sia un ottimo lavoro e invece venga spinta una M¥SS Keta che fa acqua da tutte le parti.

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