Jamil: “non siete rapper, siete modelli”

Jamil, in una serie di Instagram stories, ha descritto quello che è l’andazzo della scena, ovvero il postare solamente foto da modelli o pseudo tali. Se da una parte Instagram è il social network dell’immagine per antonomasia e l’immagine volenti o nolenti nella misica è fondamentale, è anche vero che molti abusano di questo. Purtroppo, oggi, se non hai un’immagine forte, non hai bramd che ti sponsorizzano, non hai un fotografo che ti scatta foto di un certo tipo è difficile che tu possa vivere facendo musica o anche solo emergere. È altresì vero che vantare un passato e un vissuto di strada e poi farsi ritrarre solo come i Chiara Ferragni della situazione è alquanto ridicolo e fa girare giustamente le palle a chi vive veramente la strada e situazioni più real. In questo senso è difficile mantenere il giusto equilibrio, ma è anche impossibile chiudere gli occhi e pensare di essere a 20 anni fa quando il rap si faceva sulle panchine al parco e nei centri sociali lontani dai palchi dla moda. Oggi e da un po’ di anni a questa parte moda e rap vanno a braccetto, di pari passo, si influenzano l’un l’altro, anche se spesso alcuni artisti sono vestiti meglio di come rappano e qui mi vengono in mente le parole di Eminem: YOU DRESS BETTER, I RAP BETTER. Ma comunque, come dicevo prima, è difficile mantenere equilibrio e coerenza. Lo stesso Ensi mi aveva detto “io sono un rapper, non sono un modello, non incontro i fan per fare una foto“, pensiero giustissimo, però anche lui si fa fare le foto con da pseudo poser con vari band addosso. Forse dovremmo parlare di chi sa rappare e chi no e non delle foto da fashion blogger perché lì si finisce di fare la parte dei wannabe.

 

In ogni caso pare che Jamil si riferisse a Tony Effe, del resto comunque lui non ha mai fatto mistero di amare la moda e il lusso, di curare il suo aspetto fisico e di essere consapevole di avere un bel faccino, quindi le parole di Jamil, seppur sacrosante, sembrano leggermente fuori luogo. Se poi vogliamo parlare della rissa, sarebbe il bue che dà del cornuto all’asino.

 

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