Joe Sfrè ci racconta la sua Porcellana

Parlando di emergenti, che poi tanto emergenti non sono, se pensiamo all’artista in questione, ovvero Joe Sfrè, che rappa da ben dieci anni, mi ha colpita molto il suo ultimo singolo uscito oggi: Porcellana. Lui è romano, fa parte del collettivo Mitraglia Rec, lo stesso di Quentin40, Puritano, Dr Cream e proprio insieme loro un anno fa era uscita la hit Bomber Vè.

 

 

È stato un anno difficile, come mi ha raccontato Joesfre davanti a un caffè, un anno in cui è venuta a mancare per una serie di motivi la compattezza del loro gruppo, a causa soprattutto della distanza, essendosi Quentin40 e Dr Cream trasferitosi a Milano, ma Joe Sfrè non ha mollato la sua passione per la musica e ha lavorato molto al suo nuovo singolo, Porcellana.

 

 

Porcellana vede la produzione di The Eve, chitarrista vicino alle sonorità punk rock nonché fratello di Puritano, e già per questo tipo di suoni si discosta molto dalle sonorità precedenti che vantavano la produzione di Dr Cream.

Fondamentalmente Porcellana è una storia raccontata nella prima e nella seconda strofa da due punti di vista differenti. Nella prima parte parlo al passato e racconto qualcosa che ho vissuto, mentre nella seconda parte è tutto riportato al presente. Ho lavorato personalmente anche al video e ho messo cinque quadri di Magrit abbastanza riconoscibili, e nell’ultima parte del video i quadri prendono vita“.

 

Perché hai scelto Porcellana come titolo?

 

“Perché volevamo mettere un input per far ragionare, è un pezzo che può piacere a tutti o a nessuno, puoi vederci tutta la tua vita detta in parole diverse oppure il nulla. Diciamo che sia la canzone che il video sono una serie di input messi lì per far riflettere, non c’è un elemento specifico o un messaggio ben definito. La porcellana ti rimanda a degli stati d’animo, non è presente né nel testo né nel video, se non per la tazza simbolica anche se non ha una funzione specifica se non quella di scandire il passaggio da una location all’altra. Eppure la porcellana ti può far pensare a molte cose, a qualcosa di nobile, altolocata, oppure fragile e debole, o la porcellana della nonna che hai paura di rompere. Per me è un pezzo stranissimo perché ho sempre puntato sulle parole, sugli incastri, sul mettere trecento rime, e questo pezzo oltre ad essere lento, ha anche pochissime parole e per me è una novità assoluta”.

 

 

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