Cosa vuole il pubblico?

Riflettevo sull’andamento della musica in quest’ultimo anno e sulla quantità di dischi usciti. Molti artisti hanno pubblicato il loro primo disco, forse erroneamente e forse affrettando i tempi. Il mercato discografico e la competizione a livello di vendite e posizioni in classifica Fimi è cosa tutt’altro che facile, così come non è facile la comparazione tra gli streaming e le visualizzazioni da una parte e le vendite dall’altra. Spesso, chi è agli anizi e vede crescere i propri numeri sui social e gli streaming sulle piattaforme digitali è bramoso di pubblicare il primo disco ufficiale e si lascia prendere la mano, complici anche le etichette che spingono in tal senso, ma il rischio di bruciarsi è alto.

In questi 10 mesi del 2018 abbiamo assistito a diversi flop, anche di artisti già noti al pubblico. Penso a Back Home di Madman, a No Comment di Nitro, a Tree di Mezzosangue, a Mowgli di Tedua, a Pour L’Amour di Achille Lauro, per dirne alcuni e senza contare quelli usciti solo in digitale. Non si parla di qualità della musica ma della dura legge delle classifiche e delle vendite. È facile confrontarsi nel ristretto campionato del rap e degli streaming, ma quando pubblichi un disco giochi nel grande campionato della musica a 360 gradi e lì capisci che tipo di seguito hai. Ecco perché è rischioso per un artista buttarsi e pubblicare il primo disco, l’opzione flop è dietro l’angolo. Non importa che tu sia spinto e supportato come Drefgold, o che tu stia facendo tutto da solo come Highsnob, puoi fallire in un nano secondo. Sorte capitata anche a Cromo e al suo Oro Cromato, a Danien & Theo e al loro La Dolce Vita e che molto probabilmente toccherà anche Junior Cally e che solo in parte ha toccato Vegas Jones.

Forse, all’inizio, è opportuno dosare le uscite, seguire la strada intrapresa da G.Bit e Samuel Heron, per esempio, pubblicare video, Ep, singoli in formato digitale, fare date, partecipare ai festival e poi, raggiunti determinati numeri, buttarsi nella mischia.

Ma cosa vuole il pubblico? Perché alla fine è il pubblico a decidere le sorti e a comprare i dischi.

Il caso di Danien & Theo è emblematico in tal senso. Hanno dalla loro parte l’essere personaggi, il vestirsi in modo non convenzionale ed eccentrico, hanno attirato l’attenzione, una discreta fan base e il disco è stato un enorme flop. Instore con all’incirca 10 persone, zero date, zero tour. Perché? Oggettivamente La Dolce Vita è un buon disco, diverso da quello che siamo soliti ascoltare, è un genere musicale nuovo e fresco, loro sono due musicisti veri, eppure non è bastato.

Il riciclo della musica fast food è la piaga dei nostri giorni, basta guardare le classifiche. Sinatra è uscito con il botto, primo in classifica, 10 pezzi nella top ten dei singoli e poi? Poi è arrivato il singolo di Salmo e si piazzato in vetta, poi è arrivata la DPG e ha preso le prime posizioni. Questo è il riciclo, esce troppa musica e il pubblico vuole la novità. Solo Sfera Ebbasta e Capo Plaza resistono da mesi, ma vogliamo dire che Rockstar e 20 siano prodotti qualitativamente parlando più alti di un Nitro, Achille Lauro, Vegas Jones o Ernia? Ecco, Ernia… 68 è un disco granitico, non se lo caga nessuno, settimana scorsa era in 21esima posizione, è oggettivamente inferiore a Trap Lovers? No, ma il campionato è grande e bruciarsi è un attimo.

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