Rolling Stone si schiera contro Salvini

Rolling Stone, insieme a una fitta schiera di personaggi noti legati al mondo dello spettacolo, del giornalismo e della musica, si schiera contro Salvini. É da un po’ di settimane che tramite social network molti attaccano Salvini e prendono le distanze dalle sue azioni politiche. Io non voglio parlare di politica, lascio la palla a chi é più esperto di me, ma qui stiamo parlando di razzismo, e il razzismo dovrebbe essere condannato a prescindere da tutti. Puntiamo il dito contro Salvini per aver fermato gli sbarchi nel nostro Paese, ma non diciamo nulla sul popolo spagnolo che ha manifestato contro l’arrivo dei migranti, non é anche quello razzismo? L’Africa in Italia dal mio modesto punto di vista non ci sta. Siamo tutti radical chic e politically correct sui social, ma quando andiamo in stazione centrale o sui mezzi, ci teniamo stretti le nostre borse, ci schifiamo quando le nostre città sono invase da sporcizia di ogni tipo, quando c’è puzza di piscio per le strade, quando ci sono persone sdraiate per terra e camminando le scavalchiamo. É inutile fare i fighi sui social, nella vita reale il nostro comportamento é un altro. Sono esseri umani come noi, non é una questione di bianco o nero, é una questione di poter garantire una vita dignitosa a chi entra nel nostro Paese, e non farli entrare tanto per e poi lasciare che dormano in strada e la usino come bagni a cielo aperto, questo non é essere umani. Ci sono tanti interessi economici legati all’immigrazione, dei quali abbiamo solo una vaga idea, quindi figo schierarsi stando nelle proprie case lussuose. Rolling Stone e molti artisti si sono schierati, ma restano solo parole volte a far numeri.

 

Fa male vedere, giorno dopo giorno, un’Italia sempre più cattiva, lacerata, incapace di sperare e di avere fiducia negli altri e nel futuro. Un’Italia rabbiosa e infelice. Fa ancora più male prendere atto che questa rabbia si è fatta potere. Non vogliamo che il nostro Paese debba trovare un nemico per sentirsi forte e unito. Per questo non possiamo tacere. I valori sui quali abbiamo costruito la civiltà, la convivenza, sono messi in discussione. Ci troviamo costretti a battaglie di retroguardia, su temi che consideravamo ormai patrimonio condiviso e indiscutibile. I sedicenti “nuovi” sono in realtà antichi e pericolosi, cinicamente pronti a sfruttare paure ancestrali e spinte irrazionali. Dobbiamo opporci a chi ci porta indietro, a chi ci costringe a diventare conservatori. Not in my name, non nel mio nome, nel nostro nome. Questo dev’essere chiaro, da subito. Così com’è chiaro che solo provando a stare insieme possiamo tornare ad avere un presente, e immaginare il futuro.

Rolling Stone, sin dalla sua fondazione, 50 anni fa, significa impegno nella vita politica e sociale, lotta al fianco degli ultimi e coraggio nel dire sempre da che parte sta. Caratteristiche vitali e per noi irrinunciabili. Crediamo che oggi in Italia sia fondamentale prendere una posizione chiara, crediamo che volgere lo sguardo dall’altra parte e aspettare che passi la bufera equivalga a essere complici, crediamo, una volta di più, nel soft power della cultura pop, nella sua capacità di unire, condividere, accogliere. Perciò abbiamo chiesto ad artisti e protagonisti della vita culturale italiana, che tante volte in questi anni abbiamo incrociato e raccontato. Di seguito i pensieri di quelli che condividono la necessità di lottare insieme perché l’Italia rimanga una società aperta, moderna, libera e solidale.

Daria Bignardi (scrittrice), Vasco Brondi (cantante), Caparezza (cantante), Ennio Capasa (stilista), Pierpaolo Capovilla (cantante), Chef Rubio (conduttore tv), Max Collini (cantante), Carolina Crescentini (attrice), Marco D’Amore (attore), Costantino della Gherardesca (conduttore tv), Erri de Luca (scrittore), Diodato (cantante), Elisa (cantante), Ernia (rapper), Fandango di Domenico Procacci (casa di produzione), Fabio Fazio (conduttore tv), Anna Foglietta (attrice), Marcello Fonte (attore), Gazzelle (cantante), Gemitaiz (rapper), Gipi (fumettista), Linus (Radio Deejay), Lo Stato Sociale (band), Makkox (illustratore), Fiorella Mannoia (cantante), Vinicio Marchioni (attore), Emma Marrone (cantante), Enrico Mentana (giornalista), Ermal Meta (cantante), Francesca Michielin (cantante), Motta (cantante), Gabriele Muccino (regista), Negramaro (band), Andrea Occhipinti (produttore e distributore cinematografico), Roy Paci (cantante), Mauro Pagani (musicista), Tommaso Paradiso (cantante), Valentina Petrini (giornalista), Alessandro Robecchi (scrittore), Lele Sacchi (dj), Selton (band), Barbara Serra (giornalista), Michele Serra (giornalista), Shablo (produttore musicale), Subsonica (band), Tedua (rapper), Tre Allegri Ragazzi Morti (band), Sandro Veronesi (scrittore), Daniele Vicari (regista), Zerocalcare (fumettista)“.

Spocchia de sinistra “strikes again”. Non paghi del vedere la Lega schizzare nei sondaggi peggio del “pistolino” di un 14enne davanti al calendario Max della Canalis, gli intellettuali di sto gran cazzo italiani si sono riuniti attorno al tavolo di Rolling Stone per pianificare una campagna che porterà a Salvini più voti e simpatie di un ipotetico stupro in Piazza Duomo ad opera di un senegalese, rom, omosessuale, fan di Gigi D’Alessio.
Una copertina arcobaleno recitante “Noi non stiamo con Salvini”. Più piccolo in basso un “da adesso chi tace è complice” che sa tanto di “partigiani” formato twitter (presto in uscita il libro manifesto “Se questo è un Follower”). Sti cazzi. Nonostante i 20 anni di Berlusconi e tranvate elettorali a percussione, c’è ancora gente convinta che questo ribadire costantemente questa presunta linea di demarcazione tra Buoni/intelligenti (loro) e Cattivi/stupidi (sempre gli altri) sia il modus operandi più efficace. Tralasciando la sfiga secolare che operazioni di questo tipo portano alla campagna di turno (Da Berlusconi a Bush, da Trump alla Brexit, dal M5S alla riforma costituzionale), mi meraviglio di come i salotti di “sinistra” ritengano che il modo migliore per rubare voti alla Lega sia quello di dare ai suoi elettori dei coglioni. Chapeau. Strateghi.
Me lo immagino il cassaintegrato medio ormai stanco della politica e delle promesse della sinistra che dovrebbe improvvisamente cambiare idea perchè glielo dice Costantino della Gherardesca o Tommaso Paradiso.
Non ho un lavoro, lo Stato mi sembra assente, non mi assegnano le case popolari…oh però Giuliano dei Negramaro mi ha detto di non votare Salvini!Mentre tu-tt-o scorreeeeee…”.
In fondo li capisco, è la soluzione più facile. Sarebbe troppo dura dover ammettere che il dilagare di Salvini e compagni non sia altro che il frutto di anni di menefreghismo su temi cruciali come quello dell’immigrazione. Servirebbe uno spirito di autocritica incredibile che da intellettuali sopraffini come Chef Rubio non è forse lecito aspettarsi.

Avanti tutta Kompagni!!!

2 Commenti

  • Michele Michelazzo
    5 Luglio 2018

    Sai quando un modo di fare protesta diventa dirompente come negli anni ’60 all’università di Berkley, lo schema rimane lo stesso anche se non funziona più. Gli scontri per il Vietnam per i diritti civili dei neri (fino agli ’60 in America c’erano i bar ed i bagni per i neri altro che apartheid) hanno rappresentato una linea di confine tra il passato ed il futuro ma poi con gli anni è diventato solo un vezzo. Adesso firmare una cosa come questa è solo una dimostrazione fighetta di stare dalla parte giusta. Non credo che Fabio Fazio prenda treni o frequenti zone difficili ma sostiene con la sua fra i poveri immigrati. Chi li sostiene veramente tace perchè è troppo impegnato a fare qualcosa per loro. Firmare un manifesto contro il razzismo nel 2018 è come fare una festa con la musica di Claudio Villa. Fate una raccolta fondi, datene un pò dei vostri che basterebbero a finanziare un progetto per l’integrazione ma la firma di Rolling Stone è tanto inutile quanto antistorica. Rolling Bone!

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