Il mio primo caffè con G.Bit è stato un successo “fatti una personalità!”

E’ martedì pomeriggio, sono le 14.30, all’incirca 35 gradi all’ombra e il 200% di umidità, no non ho deciso di darmi alla meteorologia, ma è in una situazione del genere che mi ritrovo a bere un caffè, io, e succo all’ananas, lui, con G.Bit. Per me lui è il presobene del rap italiano, quello che mi ha fatto riscoprire il lato happy della musica, quello che dice le cose a modo suo, sempre ridendo, quello che può dirti anche vaffanculo, ma lo fa con il sorriso e in quel caso non puoi incazzarti, ma ti viene solo da ridere. G.Bit però non è un personaggio, non è uno dei Super Pigiamini, già dalle sue canzone si coglie il lato intelligente di chi sa rendere leggera ogni cosa che dice. Ma soprattutto non è un personaggio costruito, lui è esattamente come lo vediamo sui social, nelle sue rime, nei video, così è nella vita reale: solare, spontaneo e con una spiccata personalità. Questa è sicuramente la sua forza sia nella musica, che nella vita, essere diverso dalla massa, fare propri anche i modi di dire più diffusi e comuni, aggiungere a ogni cosa un tratto distintivo, che non è un marchio di fabbrica costruito e studiato a tavolino, ma una cosa assolutamente naturale. Però, chiacchierandoci, confrontandoci e ridendo insieme, ho conosciuto un altro lato di G.Bit, il lato umano, quello di un ragazzo che, come tanti, aveva un lavoro normale, che non lo soddisfaceva, non lo rendeva felice e che ha deciso di seguire la sua strada, trovare un posto nella musica e che oggi, dopo un periodo di insoddisfazione, può dire di essere felice a 360° gradi. Ecco, per me questo è un doppio insegnamento: essere se stessi, avere la propria personalità e fare tanti sacrifici per cambiare la propria vita e riuscire ad essere felici, questo è quello che ho imparato bevendo un caffè con G.Bit. Un artista eclettico e fuori dal comune e una persona semplice, disponibile e solare.

Chi è G.Bit?

“Bella domanda…nooo domande aperte così come a scuola mettono in difficoltà…allora G.Bit sono io, è quello che vedete”.

Nei pezzi sei sempre super happy, sei così anche nella vita?

“Sì, diciamo, super happy, dipende…ovvero quello che puoi vedere è un’immaginario molto colorato, però se vai ad analizzare per bene, dico le cose alla mia maniera e te le faccio sembrare più frivole di quelle che sono. Chiaramente sono un tipo positivo, non sono un personaggio fatto così e messo lì, anch’io mi incazzo, anch’io rido, piango, sono una persona normale tendente al positivo”.

In Uau dici che rispetto all’anno scorso, adesso sei felice, cos’è cambiato?

“Sono cambiate molte cose, il mio approccio alla vita e mi è cambiata la vita, quindi di conseguenza tutto. L’anno scorso avevo un lavoro normale, mi svegliavo la mattina, uscivo alle 8, tornavo alle 8, era un lavoro dignitoso ma che mi faceva schivo perchè non era quello che volevo fare nella vita. Ero un po’ frustrato da quella situazione, sapevo che volevo partire con il mio progetto musicale, ma era difficile mettere insieme tutti i pezzi del puzzle e dire ok partiamo, è passato un po’ di tempo, è stato difficile, ma siamo partiti e sono qua a parlare con te, quindi sono felice”.

 

Nelle tue canzoni usi un linguaggio molto semplice e lo associ a uno slogan, come ti vengono?

“Secondo me è la cosa più figa, nel senso, quando parli con una persona e vuoi far passare il tuo messaggio e farti capire, devi farlo nel modo più immediato possibile. Per me è scontato fare quello che sto facendo, ovvero dire cose fighe nel modo più figo e semplice che arrivi direttamente senza troppi giri di parole. A me viene naturale parlare così, per me c’è differenza tra dire tu che fai i soldi, ne dubito e tu che fai (rumore dei soldi) ne dubito è dire una cosa scontata in maniera figa. Questo l’ho preso un po’ dal rap americano, io ho sempre ascoltato questa musica e quando ero più piccolo non capivo un cazzo, quindi di un pezzo mi ricordavo la roba figa, come l’interruzione del beat o il suonino, o lo stop della base, un qualcosa che ti rimane in testa e dici non ho capito un cazzo, ma quello me lo ricordo e me lo fa riascoltare e credo che questo abbia funzionato anche nella mia musica”.

Questo è quello che ti distingue un po’ dalla massa, i tuoi colleghi sono per lo più omologati per testi e beat

“Sì, ma dipende da come stendi il testo e da come dici le cose: tu che scopi non è vero, tu che fai i soldi non è vero è un po’ il clichè di tutto, però te l’ho detto alla mia maniera. Tutto dipende da come stendi il testo e da come dici le cose, mi piace sempre trovare un particolare, visto che io da ascoltatore mi esalto quando trovo qualcosa di particolare, voglio che lo stesso succeda quando la gente ascolta la mia musica e il messaggio sta passando quindi sono super felice di questo”.

Quando hai detto “voglio fare rap”?

“Non l’ho detto, è successo a caso. Io ho conosciuto il mondo hip hop da piccolo, la mia vita ha sempre avuto l’influenza musicale di questa cultura, dalla musica allo streetwear, al modo di pensare e di parlare. E’ cominciato tutto con il ballo, in quinta elementare, poi il rap è venuto dopo, alle superiori, quasi per gioco e poi ci siamo messi con Samuel a fare le prime cose e da lì è nato tutto, però non ho detto voglio fare rap, è stato un ci sono già dentro, proviamo a fare anche quest’altro ramo e poi mi ci sono trovato bene”.

L’Ep era un passo un po’ obbligato? Anche i fan te lo chiedevano?

“Sì, era un po’ una chiusura di questo cerchio, anche per approdare su Spotify in maniera figa. Era troppo prematuro pensare a un album, quindi ho deciso di raccogliere i singoli conosciuti fino adesso e mettere la ciliegina sulla torta con il pezzo con Samu”.

Tu in una rima hai già risposto a chi ti dice che sei simile a Samuel Heron, cosa risponderesti in più di una rima?

“Era logico che lo pensassero perchè era il personaggio più simile a me o al mio mood, poi quando la gente ha iniziato a capire che abitavamo insieme, che siamo amici da una vita ha anche capito che é normale che ci sia una similitudine tra noi. Come se dicessero a Tedua che Izi può ricordare lui, sono amici da una vita, fanno la roba insieme, è logico che il mood sia quello, anzi è figo dire questa è la nostra roba, poi ognuno la fa a modo suo. Io ascoltandoci non trovo molte similitudini, il tono di voce, il flow, il beat e il mood sono diversi, poi se ci sappiamo muovere e gli altri no e vogliamo dire che sembro Samu, allora sì sembro Samu“.

 

Prima mi hai detto che con l’Ep si chiudeva un cerchio, che cerchio si apre ora?

“Ahaha lì vediamo, zero spoiler. G.Bit vuol fare quello che vuole, quindi proseguirà, farà prove, farà quello che vorrà, quindi si vedrà. Ti dico, chiaramente ci saranno anche altri lati o altri mood di pezzi, questo sicuramente, non voglio chiudere la visuale delle cose”.

Farai dei live quest’estate? Ho visto che sei sempre in giro

“Sì, i prossimi sono il 28 giugno a Vicenza, il 7 luglio a Reggio Emilia, l’11 a Roma siamo in giro a prendere un po’ di caldo”.

Ho visto che eri sul palco del Magnolia con Kosmi e Goldentrash, com’è andata quell’esperienza?

“E’ stato figo, conta che dopo di noi ha suonato Dj Gruff e il target del pubblico era un puffo, un gargoil, mia mamma, un 12enne, era veramente un po’ strano, ma è stato figo e la gente saltava. Era il Mi Ami Festival quindi non era un pubblico prettamente hip hop, quindi era un po’ hip hop, un po’ non hip hop con il cane al guinzaglio, poi Dj Gruff l’avevo visto una volta al Myday che era un centro sociale a Spezia nel 2008, quindi è stato figo, ho aperto Dj Gruff! Ahahah”.

Come lavori a un pezzo? Ti svegli e dici Ehiii e poi ci lavori o parti dal beat?

“Principalmente prima sullo slogan, però non è mai una regola certa. Alcuni pezzi li ho concepiti partendo dall’ascolto del beat e ho inventato robe, altri avevo l’idea e l’ho sviluppata, altre volte anche avendo l’idea, poi non mi piaceva e l’ho cambiata, è molto creazione e unire tutti i pezzi per dire ecco il pezzo finale“.

 

Che sensazione provi quando esce un pezzo, ti capita di dire questa cosa potevo farla meglio?

“No sono sempre gasato, poi da quando ho il pezzo finito a quando esce ho tantissimo tempo per dire no non è quello, se così fosse, poi lo ascolto allo sfinimento quindi quando esce sono sicuro di quello che faccio uscire”.

Tu lavori anche ai tuoi video?

“Sì a me piace stare un po’ su tutti i campi, i video vengono fatti da Leonardo Russo, siamo amici da tantissimo tempo, ci mettiamo insieme e sviluppiamo tutto. Sto con lui durante il montaggio, scelgo le clip e facciamo tutto insieme, lo stesso anche con Pankees per i beat e su tutto il resto. Ovviamente dove non ho le competenze, lascio fare a chi le ha, però c’è molto confronto con tutti e le cose stanno venendo fighe per questo”.

Per quanto riguarda gli outfit, invece, li scegli tu?

“Sono io che vado in giro così. La cosa figa è che prima che partisse il tutto avevo già dei feedback di gente che mi diceva sei un artista perchè non fai uscire roba? Io sono così sempre, se voglio andare in giro con i sandali e i calzini e i jeans fluo ci vado”.

Cosa non ti piace del rap italiano?

Non mi piace chi non ha una propria personalità e deve per forza seguire il trend del momento. Questo non mi piace, nel senso, il trend è figo e anche io sono sempre sul pezzo però devi farla tua. Ora non vorrei tirare frecciatine, perchè non sono frecciatine a chi dice bitch, però è tutto il mondo. Ci sono due o tre esponenti che l’hanno fatto per primi e poi tutti gli altri dietro, quindi se io dico una cosa e tutti gli altri dicono quella cosa a ruota è una cazzata, perchè non è tua. Due anni fa non dicevi eskere, bitch, let’s go, right now, froireign, wannagets, dì raga andiamo a mangiarci una pizza, dì mi stai sul cazzo, non bitch ya pussy nigga mutherfuka, non sai neanche te cosa stai dicendo, ecco. La mia non è una frecciatina a nessuno, è la catena del tutto, ora sembra che nella scena se non dici eskere bitch non ci puoi stare, invece ci puoi stare e puoi dire puttana! Come mi fumo le canne, no, io dico mi fumo le stupide, è la stessa cosa ma l’ho fatta mia, perchè devo dire fumiamoci questa canna bitch? Lo fanno già loro, lo fanno già di là e poi non lo faranno tra due mesi, invece che bitch sarà qualcos’altro, quindi ci vorrebbe più originalità e personalità”.

Ti piacciono le interviste?

“Dipende…chiacchierare sì, le interviste quelle perchè devi farla, non ne vedo l’utilità, però mi piace chiacchierare di quello che sto facendo”.

Cosa pensi dei magazine in generale?

“Dipende dal perchè tu parti con il tuo magazine, quindi se tu parti per dare informazione, devi darla a 360°, se parti per dare la tua opinione, devi metterlo in chiaro e puoi fare quello che vuoi, ma se tu dici di fare informazione e invece poi fai un po’ quello che vuoi, prendi per il culo chi ti legge”.

Cosa significa essere ribelle per te?

“Non mi considero un vero e proprio ribelle, mi considero una persona che ha un pensiero di vita o comunque di quotidianità diverso dall’italiano medio e quindi forse è anche per questo che quando vivevo la vita da italiano medio con la sua routine di svegliarsi e fare sempre le solite cose che non ti piacciono, capisco perchè la gente è incazzata, frustrata e insofferente, però devi darti una mossa e dire non mi piace la mia vita e voglio fare quello che voglio e devi farlo. Quindi io non sono un ribelle, ma sono uno a cui non piaceva la vita che faceva e ho deciso di vivere la vita che volevo e ci sto riuscendo. La ribellione deve essere non verso gli altri, ma è una ribellione personale, quindi se non sei felice devi riuscire a esserlo e devi fare di tutto per riuscirci, ci vuole tempo, sacrificio, dedizione, non sempre ci riesci, ma se non ci provi cazzo vivi a fare?”

Ma tu hai degli haters?

“Sì, ma in realtà non troppi. Allora, dipende, perchè ci sono diversi mondi: nella vita reale non ne ho, c’è YouTube, ma lì non hai un’identità e tutti possono dire quello che vogliono e lì ce ne sono abbastanza di commenti buffi. Poi ogni tanto c’è quello che se la sente e mi scrive l’offesa in DM su Instagram, io gli rispondo a tono e poi divento il suo mito e mi fa i cuoricini e mi menziona nella notizia, coglione! Ahahaha”.

Dove vai a fare shopping?

“Un po’ in giro, in centro o dove capita. Ecco, anche questo, non sono molto da brand, nel senso, se una cosa è figa può essere del mercatino come di Givenchy, non sono quello che la roba è di Givency quindi è bella per forza, se la tua maglia costa mille euro e ha una scrittina del cazzo, sei uno stupido. Se, invece, la tua maglia è fighissima e costa mille euro, va bene, perchè no, però non sono un fanatico delle marche o del dire o mio Dio devo avere quella cosa perchè ce l’ha quell’altro, ma vaffanculo! E’ sempre il solito discorso del FATTI UNA PERSONALITA’“.

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