Ancora con sta trap e che palle!

Quando i magazine, e non mi riferisco a quelli di settore, non sanno cosa scrivere perché hanno esaurito i gossip legati ai vip della tv si improvvisano esperti di trap e provano a spiegare quello che loro definiscono il fenomeno del momento. L’ultimo articolo é comparso su Vanity Fair, la testata di Condé Nast non ha mai cagato il rap e oggi prova a spiegarci la trap. I giornalisti che si improvvisano esperti di questo genere musicale sono come i discografici che a inizio anni 2000 non capivano il rap ma provavano lo stesso ad accaparrarsi artisti rap. All’epoca era mettere le mani in un genere musicale fuori controllo, non conosciuto e provare ad essere alternativi, oggi é mangiare nel piatto ricco.

Vanity Fair scrive un articolo dal titolo ‘La trap italiana ci sta prendendo tutti in giro?’ Secondo il giornalista la trap sarebbe un troll e sarebbe nata in Italia nel 2014 da Ghali e Sfera Ebbasta. Un rap cafone, strafottente. E questa è rimasta la sua caratteristica anche dopo due lustri e a qualsiasi distanza dal Paese d’origine. Gli artisti del genere non hanno mai rinnegato il concetto basilare della trap: fare soldi con la musica. Alla base c’è tanta provocazione, spesso gratuita sia nei testi che nell’estetica. Cosa che lo accomunava al punk inglese degli anni Settanta, che vedeva i Sex Pistols andare in tv a insultare William Grundy giusto perché ne avevano voglia. Proprio l’ultima generazione proveniente da Atlanta, Gucci Mane, Soulja Boy, Migos e Young Thug sono i punti di riferimento dichiarati dei trapper nostrani. La musica hip hop in generale fin dagli albori ha subito contaminazioni di generi diversi, dal funk, al jazz, alla dance, elettronica e via dicendo. Parlando di strafottenza Eminem ne ha fatto il suo tratto distintivo fin dall’inizio, da noi sono stati invece i Dogo, Fibra stesso si è beccato denunce e querele. Fare i soldi con la musica e esibirli non è trap é hip hop.

Ai giornalisti che si improvvisano esperti del genere e agli ascoltatori manca la conoscenza della cultura hip hop. Oggi si parla di trap come se fosse il fenomeno del momento e per certi versi lo é ma non è distaccata dall’hip hop, o meglio porta con sé caratteristiche che sono presenti fin dagli albori. Rakim, Favour Flav per citarne due andavano in giro con collane grosse come teste di gatto e ora tutti si stupiscono degli outfit di Sfera Ebbasta. Sembra di essere tornati indietro di 15 anni quando il mainstream era il male e l’underground era il bene. Ma di cosa stiamo parlando?

I puristi odiano la trap come odiavano Fibra quando ha firmato con una major, é come dire che l’uva é marcia solo perché non ci arrivi. Parlare di trap e nominare come suoi esponenti italiani Sfera, Ghali, Bello Figo, Young Signorino e la DPG é una cagata pazzesca. C’è differenza tra artisti e fenomeni del web. YS e Bello Figo sono fenomeni nati su YouTube e esplosi sui social niente di più e niente di meno. Negli anni ’90 fare rap era da sfigati, oggi tutti pensano che il rapper o trapper sia un lavoro facile con cui fare tanti soldi facili. É assurdo. I social danno la possibilità a tutti di provarci ed escono delle schifezze mai sentite copie fatte male delle copie delle copie di Sfera. Come quando era esploso il fenomeno delle boyband e nascevano boyband come funghi dopo la pioggia, come quando tutti provavano a imitare i Dogo prima e Gemitaiz e Madman dopo. Oggi ci sono degli artisti, chiamiamoli così, che non meritano niente, che fanno letteralmente schifo ma che vengono pompati sul web e si credono star. Abbiamo testate create da artisti in voga, magazine di settore che non scrivono un articolo neanche a pagarli, testate che si improvvisano esperte di trap solo perché fa figo. La realtà è che sta andando tutto a rotoli. Se ci togliessero Instagram in quanti sopravviverebbero? Quelli che sono nati prima che hanno fatto la gavetta, che hanno saputo crescere e far crescere con loro i propri fan, gli altri morirebbero nel giro di una settimana.

Non si può separare il web e i social network dall’esplosione della trap o dalla fama di alcuni. E continuare a parlare di trap non serve a niente. Quelli che oggi ci spiegano la trap, dov’erano quando Fibra prima e i Dogo dopo venivano schifati dalla stampa? Troppo comodo ora che va di moda salire sul carro dei vincenti.

Lascia un commento