L’ultimo concerto dei Club Dogo

Era un’afosissima sera di metà luglio del 2015, se non sbaglio il 18. I Club Dogo avevano girato l’inverno nei maggiori club d’Italia portando in giro il loro ultimo lavoro Non siamo più quelli di Mi Fist’, la voce sulla loro imminente divisione stava facendo il giro al punto che ormai pareva essere una conferma. Dissero che quello all’Estathè Market Sound di Milano sarebbe stato il loro ultimo concerto insieme e purtroppo fu così.

Nonostante il 40 gradi persistenti alle 10 di sera, il posto era sold out, l’afa non voleva andarsene, così come le zanzare, loro si fecero attendere per un’ora e mezza, molto probabilmente a causa del caldo, ma era la prima volta che ci fu un’attesa così lunga per i Dogo. Attesa abbondantemente ripagata dallo show che hanno poi fatto. E’ sul beat di Mi Bastard che sono saliti sul palco, un boato, tanto che a riguardare i video non si riesce a distinguere le loro voci da quelle del pubblico. Un’entrata insolita, visto che erano soliti aprire con Don Joe sul palco e il beat di ‘Spacco tutto’ che quella sera è arrivato dopo, dopo ‘Per la gente’, ‘Voi non siete come noi’ e tutti i loro pezzi tratti dall’ultimo disco ma anche dai precedenti.

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Quella sera c’erano tutti. Marracash e Vincenzo Da Via Anfossi sono saliti sul palco per riportarci agli anni della Dogo Gang con ‘Noi siamo il Club’ e ‘Puro Bogotà’. Lo stesso Ax ha cantato ‘Bruci Ancora’, Fabri Fibra ‘Dieci anni fa’. Ricordo come Fibra è stato salutato a stento da Jake La Furia, forse per gli screzi che avevano all’epoca. Per una sera il rap italiano era tutto lì, c’era il passato e il presente, non c’erano dissing, storie su Instagram e cazzate varie, c’era la musica, il rap, persone che hanno fatto la storia sul palco e persone che conoscevano ogni rima sotto. Non c’erano i motorini, non c’erano 20 persone sul palco insieme a Jake, Guè e Don Joe, non era più come ai primi loro live nei centri sociali, c’era la console, e la batteria, forse anche un chitarrista, un enorme schermo proiettava il loro logo, c’erano più soldi e confort rispetto a quando hanno iniziato, a quando ai live eravamo in 50, ma c’era lo stesso amore per questa fottuta musica. E’ stato come un tributo fatto alla Dogo, alla loro storia e a quello che hanno lasciato. Come salutare per sempre gli anni della nostra vita passati ad ascoltare loro, ogni rima che ricordava un evento particolare, i concerti passati in transenna, ogni canzone scorreva con la stessa energia dell’inizio, con la stessa intensità, ogni rima era potente allo stesso identico modo, ma quella sera il pubblico, che non ha mai smesso di cantare neanche per un istante, aveva un sapore amaro, il sapore della fine.

Era ed è stata l’ultima volta che ho visto i Club Dogo su un palco e anche l’ultima volta che ho assaporato la bellezza di un concerto rap..

 

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