Tutti bravi a fare il disco d’oro solo grazie al guest

’20’ di Capo Plaza è stato certificato disco d’oro, esattamente come ‘Davide’ di Gemitaiz, peccato che i due dischi abbiano un peso specifico nettamente diverso e non potrebbe essere altrimenti trattandosi di due artisti molto differenti tra loro. Capo Plaza è al suo primo disco ufficiale, è un artista per così dire emergente rispetto a Gemitaiz, i contenuti dei due album sono imparagonabili, sia per scrittura dei testi, per flow, tematiche. Da una parte abbiamo un ragazzo di 20 anni che ha fatto un disco da ragazzo di 20 anni e ci sarebbe da stupirsi se così non fosse, dall’altra abbiamo un artista maturo, che ha portato un lavoro complesso e importante.

Ascoltando ’20’ non sono riuscita a capire se fosse il disco di Capo Plaza, di Sfera o di Vegas Jones. Ho trovato un mix di imitazioni di stili diversi senza che ce ne fosse uno predominante. Le tracce suonano in modo minimale, non predomina nulla, né per flow, né per scrittura dei testi. In fin dei conti è un disco fatto da un ventenne che vuole essere ed é lo specchio della sua generazione. Racconta poco, nonostante parli della mamma, della sua città, delle origini, ma pare farlo in modo a tratti superficiale senza di fatto lasciare un segno.

I risultati di questo disco saranno un termometro importante per capire se questa scena è destinata a restare o se si tratta di un fad che sta per andare incontro alla sua fase calante, saranno anche importanti per capire se Capo Plaza resterà o é destinato ad essere solo una meteora. ’20’ fa il suo, svolge la sua funzione cioè quella di dare nuovo materiale e un nuovo nome da seguire e di cui parlare ai numerosi appassionati del genere e che interpreta il suo ruolo senza strafare. Capo Plaza non punta in alto nel gioco lirico e non tenta di tracciare strade nuove, di fatto non lascia un segno da nessun punto di vista, si amalgama alla scena, ai suoni che vanno per la maggiore e li riproduce come se avesse messo il pilota automatico. Non ha la portata storica e l’importanza del disco di Ghali o di quello di Sfera, né il valore artistico degli ultimi lavori di Vegas Jones, Izi e Rkomi, non ha nulla di eccessivamente riconoscibile come Quentin40 o Samuel Heron, Capo Plaza sta un po’ nel mezzo, é come se non fosse né carne né pesce.

Se pensiamo che in sole due settimane e mezzo dall’uscita ’20’ sia già stato certificato disco d’oro, è emblematico di quanto, al di là della tecnica, delle tematiche assenti, Capo Plaza goda di un seguito importante. Viene da chiedersi quanto abbia influito ‘Tesla’ con Sfera Ebbasta nel raggiungimento di tale risultato. Il singolo è al secondo posto della classifica italiana di Spotify e sicuramente la presenza di Sfera ha contribuito e non poco.

Tutti bravi a fare il disco d’oro solo grazie al guest, poi fanno cagare. Se dividi il disco in percentuale, allora la tua parte è un disco di rame

Questa strofa di Highsnob calza a pennello. Senza nulla togliere a Capo Plaza e al suo seguito, senza mettere in dubbio che i ragazzini a scuola ascoltino ‘Giovane Fuoriclasse’, oggettivamente ’20’ non è un album da disco d’oro, se non per il featuring con Sfera Ebbasta. Il Trap King italiano ultimamente trasforma in oro tutto quello che tocca, è ai vertici delle classifiche e questa ne è solo l’ennesima prova. E’ la conferma di quanto un featuring con l’artista giusto all’interno di un disco segni la riuscita o meno di quel disco.

 

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