Cosa non si fa per comparire in un’Instagram Story di Guè Pequeno

Che la maggior parte dei magazine di settore sia una grande paraculata l’ho sempre pensato e scritto. Leccare il culo sempre e comunque agli artisti è il modus operandi più diffuso online, in pochi esprimono un’opinione reale, in pochissimi creano contenuti e la critica è quasi inesistente. A confermare ulteriormente il mio pensiero è arrivato ieri un articolo di Noisey dedicato a Guè Pequeno dal titolo “Ecco perchè Guè Pequeno è ancora il mio rapper preferito”.

Partendo dal presupposto che anche a me Guè Pequeno piace e anche molto, trovo questo articolo, a partire dal titolo, una leccata di culo inesorabile.

L’articolo inizia con “Guè Pequeno si appresta a essere il primo rapper puro (escludendo quindi i vari Caparezza o Fedez) a prendersi il Forum di Assago, in una data che si prospetta storica programmata per il marzo del 2019. Questa è soltanto l’ennesima conferma che Guè è il rapper più forte d’Italia in questo momento“. Affermazione vera in parte se consideriamo che il primo a salire sul palco del Forum sarà Salmo e non Guè.

Ma andiamo oltre “Se è vero che Fabri Fibra ha da poco fatto uscire quello che potrebbe essere il suo lavoro migliore su major (Fenomeno), quasi sicuramente il suo disco più personale e sentito, è anche vero che negli anni è stato più discontinuo, e che si tratta di un ottimo disco in cui però continua “semplicemente” a fare il suo, senza provare a confrontarsi con troppa novità. Non c’è assolutamente nulla di male, ma non si può non notare che Guè invece non smette di guardare avanti, e di dimostrarsi al passo con le tendenze più nuove, senza mai sembrare un vecchio che prova a fare il giovane, ma anzi dimostrando, grazie al proprio innegabile talento stilistico, di potersi posizionare un gradino sopra a tutti anche in territori molto lontani da quelli da cui era partito“. Se parliamo di Fabri e Guè Pequeno va da sè che hanno sempre fatto rap in modo diverso. ‘Fenomeno’ è un disco maturo anche nei contenuti, Fibra si è evoluto in questi anni, come ha fatto Guè, ma ha portato avanti il suo. Ha fatto pezzi da hit come ‘Fenomeno’, che ricorda lo stile di ‘Applausi’, ma ha fatto un disco da artista di 40 anni. A mio avviso Guè, anche se è avanti dal punto di vista del sound, ormai fa uscire pezzi più o meno tutti sullo stesso stile rivolti anche a un pubblico giovane. E’ vero che Guè gode di una credibilità tale da potersi permettere di dire e fare tutto quello che vuole, ma è altrettanto vero che alla soglia dei 40 anni trovo più maturi dischi come quello di Fibra o di Ensi.

“Gentleman è un disco riuscito nel suo obiettivo di essere una macchina da hit, e soprattutto una grande dichiarazione di libertà: il disco è diviso tra un’animastreet e trap (genere al quale si era già accostato addirittura nel 2013 con “Business”) e una più ragga, caraibica e da party—passione che Cosimo ha sempre coltivato sin da quando pubblicava su MySpace le playlist delle sue canzoni preferite“. Gentleman è un disco riuscito nel sound ma non nei contenuti, non è assolutamente il disco migliore di Guè. Per carità, sono gusti, non voglio sindacare, ma se andiamo a vedere ‘Vero’ o ‘Bravo Ragazzo’, sono dischi di tutt’altro livello. Io credo che Guè abbia capito il gioco, che gli piaccia la musica e fare musica, ma che ormai sappia perfettamente quanto conti di più far uscire hit rispetto a scrivere testi di spessore.

Ma, e questo è un punto cruciale, rispetto ai Club Dogo di maggiore successo Guè ha abbandonato anche la patina da centro commerciale: quello che coraggiosamente manca del tutto in Gentleman sono le hit appositamente studiate per le radio italiane, quelle con i featuring delle popstar nel ritornello. È un album in cui, invece, si è circondato di chi voleva davvero nel suo disco: dalle collaborazioni classiche con Don Joe, Luchè (autore di una strofa semplicemente incredibile in “Oro giallo”) e Marracash, al coinvolgimento dei due giovani Re Mida del beatmaking italiano Charlie Charles e Sick Luke, e di due bravi MC e teen idol come Sfera Ebbasta e Tony Effe della Dark Polo Gang“. Qua il livello di paraculaggine è pro. Definire Sfera Ebbasta e Tony Effe Mc proprio non si può. Tony Effe che in ‘Scarafaggio’ dice oh mio Dio porca troia è un Mc??? Ma dai non scherziamo. Ma poi nel paragrafo prima dice che ‘Gentleman’ è un disco riuscito nel suo obiettivo di essere una macchina da hit e ora invece non ci sono hit. Insomma, l’importante è dire che Guè è perfetto sotto ogni aspetto e nel frattempo leccare il culo anche a Sfera e a Tony Effe definendoli Mc.

Del resto tutte le ultime cose di Guè sembrano fatte volentieri, con piacere, con divertimento, manifestando una certa ricerca nei suoni (le produzioni sono tutte di prima classe e i suoni potentissimi), grande amore per la musica e per quello che si sta facendo: forse la cosa più difficile per chi ha già molti anni di carriera alle spalle e a un certo punto solitamente si riduce a fare le cose inserendo il pilota automatico (rischio che i Club Dogo stavano correndo, e forse è giusto che vengano accantonati per un po’)“. E qui mi fermo perchè se proprio dobbiamo dirla tutta ‘Come se fosse normale’, l’ultimo singolo di Guè, per quanto sia figo, non è di certo uno dei suoi migliori e sembra sia stato scritto e registrato in un pomeriggio. Guè è una macchina. Ama la musica, certo, è evidente, ma anche il business. A differenza di altri big sa esattamente come muoversi. “Ho scritto un altro disco come se fosse normale” e infatti non è normale. Sta cavalcando l’onda, seppur sia un ottimo rapper, sta facendo di tutto per restare in cima. E’ sicuramente il più furbo di tutti, ha costruito negli anni diversi business oltre alla musica sapendo che non potrà fare il rapper 20enne figo per sempre. E quando leggo che non ha più l’atteggiamento da centro sociale che aveva nei Dogo mi viene da dire grazie al cazzo, vive a Lugano, è pieno di soldi, ha 40 anni e deve ancora dire che scavalca in metropolitana perchè non ha i soldi per il biglietto? Quando molto probabilmente la metro non la prende da almeno 7 anni.

Al di là del gusto personale verso un artista e la sua musica, questo articolo è talmente ricco di leccate di culo mai viste che fa venire i brividi. Addirittura scrivere che “Guè gioca più o meno nello stesso campionato, quello del mainstream di prima fascia, di un Tiziano Ferro” è eccessivo. Va bene tutto, ma forse ha confuso Guè con Fibra. Non per cattiveria, ripeto mi piace Guè, ma bisogna essere oggettivi, se esco di casa e chiedo a gente random se conosce Guè Pequeno, Fabri Fibra o Tiziano Ferro, tutti diranno Ferro, qualcuno Fibra e meno Guè. E’ un dato di fatto, al di là delle classifiche streaming, a livello nazional popolare è più conosciuto Tiziano Ferro di Guè Pequeno.

Questo significa fare giornalismo leccando il culo, travisando la realtà per essere ripostati dall’artista.

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