Gué Pequeno visto da un ragazzo di 19 anni

Sono tanti i ragazzi che mi scrivono proponendomi, oltre alla loro musica, anche i loro artwork e articoli. Siccome REBEL è la vostra/nostra voce, ho deciso di pubblicare l’articolo di Riccardo Valle, 19enne appassionato di rap e in particolare di Guè Pequeno, che in queste righe parla a tutti i suoi coetanei dell’importanza di crearsi un business legato alla musica.

“Tutti conosciamo Guè Pequeno per la sua storia discografica e anche privata. Avendo diciannove anni uno dei primi ricordi che ho da quando ho iniziato ad ascoltare musica  rap è che Guè non mi ha mai abbandonato, crescendo assieme a me; è per questo che mi sono chiesto come sia possibile che a distanza di anni lo stesso artista non mi abbia mai annoiato: questa domanda è la ragione per cui scrivo questo articolo.

Il primo lavoro che ascoltai di Guè fu “Dogocrazia” (2009) con i compagni Jake La Furia e Don Joe, da allora a “Lamborghini” ne è passata di acqua sotto i ponti. A molti può far strano vedere, o meglio sentire, come questo artista sia passato nella sua carriera da canzoni come “Una volta sola”(Penna Capitale, Club Dogo) ad un album come “Gentleman”.

Per capire questo suo cambiamento nel tempo, più che naturale ma non scontato, dobbiamo considerare la mentalità del Guercio in continua ricerca artistica di nuovi concept e stili, sia da quando faceva parte dei Dogo e soprattutto con l’inizio ufficiale della carriera solista nel 2011(con L’album “Il ragazzo d’oro”) senza dimenticarci che già dal 2006 aveva tenuto in allenamento le nostre orecchie con i ”fast life mixtape” preceduto dall’ ”hashishinz sound vol.1” assieme a Deleterio”.

Spesso chi si avvicina al rap game, sia che lo faccia più o meno professionalmente, vuole prendere parte ad un qualcosa che c’è già, Guè invece no: è lui che lancia le mode, è lui che per primo firma con Def Jam (2015), è lui che per primo collabora con un rapper americano (Akon,Red Cafe e Slim thug nell’album Vero, 2015), è lui tra i primi a creare una sua linea di vestiti (Z€N) ad un livello che supera quello del merchandising con la collaborazione con Minimarket ecc. (dato che potrei andare avanti per molto…).

Guè ha il fiuto imprenditoriale applicato alla musica ed è quello che anche i giovani dovrebbero cercare di avere, mi spiego meglio:

Il nostro amato Guè, a differenza di altri, non si è mai fossilizzato su uno stile ma ha sempre cercato il nuovo prima degli, altri guardando cosa c’era di buono in Europa e nel resto del mondo (affermando di essere stato ispirato anche dal rapper francese Booba) e cosa gli piaceva e alla fine i fatti possono dimostrare quanto abbia avuto ragione; mentre altri rapper invecchiavano, musicalmente, sempre di più ed erano spaventati dal nuovo, si può dire che lui, assieme a rapper come Fibra e Marracash, sia sempre stato fresco.

Altra cosa che distingue Guè è quanto tutti lo vedano come il padrino della scena, come lui stesso ama definirsi; ricordiamoci che fu lui a mettere sotto contratto Ghali (ai tempi della Troupe D’Elite), come sia stato lui a lanciare Fedez, come sia stato lui a collaborare al primo progetto di Maruego e come racconta Sfera Ebbasta ad essere stato tra i primi a credere in lui.

Quello che vorrei far capire con queste poche righe ai miei coetanei che si approcciano alla musica è di aver l’ampiezza mentale che ha avuto Guè, a cui le sue scelte hanno dato ragione, magari a distanza di anni come nel caso di Ghali. La prossima volta che vediamo Guè su un post di Instagram oppure ad un concerto, magari a quello al Forum D’Assago nel 2019, chiediamoci quanto ha fatto per il rap nostrano e quanto farà assieme a Fibra e Marracash che oramai fanno parte del gioco del rap e forse possiamo dire che ne sono anche la storia nel nostro paese”.

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