Dani Faiv: siamo un popolo che vive nel pregiudizio

Piccolo ragionamento: in America 1 rapper su 2 ha i capelli uguali all’altro ma alla gente non gliene frega fotte un cazzo. Perchè? Perchè la gente in America ascolta i dischi (ascolta, non sente), vanno ai concerti perchè è da sempre stata la loro musica, il loro suono abituale. Sono abituati a giudicare quella che è l parte musicale e non la parte estetica. (Anche perchè se Busta ai tempi avesse avuto i capelli rosa sarebbe rimasto uno dei miei rapper preferiti comunque). Altro esempio può essere Young Thug che si era vestito da donna e indipendentemente da quel gesto ora è definito uno dei rapper più forti e innovativi degli ultimi tempi. Questo in Italia non può succedere per la troppa ignoranza e perchè siamo un popolo che vive nel pregiudizio.

Questo è quello che ha scritto pochi giorni fa Dani Faiv in una sua Instagram Stories. Secondo me c’è un po’ di confusione generale. I rapper, soprattutto quelli americani hanno sempre avuto uno stile un immaginario eccentrici, a partire dagli anni ’80 in poi, lo stile è sempre andato di pari passo con la musica. In Italia questo stile eccentrico delle collane d’oro, per esempio, è stato per lo più portato avanti dai Club Dogo, mentre gli altri sono sempre stati più sobri diciamo. Vuoi perchè da noi quando l’hip hop è nato, apparteneva originariamente ai centri sociali, alle jam, luoghi di certo non ricchi, nè tanto meno eccentrici e vuoi perchè i riflettori sul rap si sono accesi troppi anni dopo rispetto all’America. Abbiamo sempre avuto uno stile hip hop nostro, fatto di Nike, Adidas, Jordan, New Era, ma non di impatto  visivo così eccentrico e sopra le righe come negli USA. E’ solo negli ultimi anni e soprattutto con l’arrivo della trap che la situazione anche da noi ha preso un’altra piega. Via libera allora a grillz d’oro e diamanti, collane grandissime, pellicce, abiti da donna, borsette, pochette, capelli colorati, treccine e chi più ne ha più ne metta. Ma anche questa volta, noi non abbiamo inventato nulla, abbiamo preso spunto dall’America e l’abbiamo portato in Italia, solo che purtroppo l’italiano è per natura criticone e come critica la musica, così critica lo stile.

La cosa secondo me, però, è un pò sfuggita di mano ad alcuni nel senso che in giro e sui social si vedono solo copie di copie. I più originali in fatto di stile, a mio avviso sono Achille Lauro e Sfera Ebbasta, con questo non voglio dire che mi piacciono, ma che sono stati i primi a portare i propri rispettivi stili. Abbiamo criticato per anni Lauro per la sua eccentricità, per gli occhiali da donna, gli accessori e le pochette e poi che hanno fatto in molti? L’hanno copiato. Perchè è così che va in Italia, ti copiano lo stile, le rime, il flow e pure l’abbigliamento e i capelli. Lauro ha fatto le treccine? Bene, ecco anche tra i suoi amici altre mille copie, vedi Og Eastbull e Dogslife. Lauro toglie le treccine e si fa il ciuffo di lato biondo? Bene, ecco sempre Og Eastbull fare altrettanto.

Lo stesso vale per Sfera. Si è presentato come un personaggio sopra le righe, dalla testa ai piedi, è stato uno dei primi a portare i grillz, a farsi i capelli rossi abbinati alla bandana (niente di nuovo visto che la bandana l’ha portata 2Pac negli anni ’90 e che mia mamma me la metteva negli ’80) e tutti lì, come capre a copiare lo stile di Sfera. E non parlo del pubblico o dei suoi fan, ma degli artisti stessi. Questo stile eccentrico se vogliamo accomuna più la nuova scuola che la vecchia. Avete mai visto Fibra con una pelliccia? Salmo, Luchè, Marra, Guè sì, ma Fibra no, perchè ha sempre mantenuto lo stile hip hop che aveva dall’inizio. Avete mai visto Marra o Ensi con le traccine? No e non li vedrete mai, seppure i due abbiano uno stile diverso, Marra è più favorevole alla moda rispetto ad Ensi, ma nessuno dei due si farà mai le treccine colorate e questo perchè è lo stile della musica, della cultura, del background che li ha formati e dal quale provengono e a cui appartengono a parlare per loro. Quando hanno iniziato a fare rap e mi riferisco a tutta la vecchia scuola, lo facevano per gioco, ragazzi dei quartieri che si ritrovavano in piazza, sulle panche, al parchetto a rappare, non sapevano che il rap sarebbe potuto essere un lavoro, non avevamo uno storico tale nel nostro Paese, c’era in America, ma non da noi, E quando Fibra e Mondo Marcio hanno diciamo sdoganato il rap portandolo in tv e nelle radio era visto come un segno di rottura, come qualcosa di controcorrente, gli italiani non volevano il rap e non lo volevano per i contenuti e l’immaginario, figuriamoci se si fossero presentati con denti d’oro, capelli colorati e vestiti da donna. Ricordo ancora un’agghiacciante intervista di Daria Bignardi ai Dogo di parecchi anni fa, loro si sono presentati con il loro stile tamarro ma comunque più sobrio rispetto a tanti trapper odierni, eppure vennero criticati per la musica, per l’immaginario e lo stile. Immaginiamo se al loro posto ci fosse stato Sfera, Lauro o Laiuong. Era davvero impensabile all’epoca pensare che il rap, che già era visto male dall’Italia, potesse portare con sè oltre ai contenuti duri e di denuncia anche uno stile così sopra le righe come il modello americano. Ma nessuno si ricorda com’era stato trattato Eminem a Sanremo? Quello era il pubblico, in Italia non abbiamo mai avuto immaginari forti e controcorrente, nè nel rap, nè nel rock, non  abbiamo una versione italiana di Marilyn Manson o dei Sex Pistols, ma neanche gli Outkast o Flavor Flav.

Eranoo davvero altri tempi e l’attenzione del pubblico, come dice Dani Faiv nel suo post, all’epoca era davvero solo e soltanto sulla musica e non sull’apparenza. Sono i social network, il continuo voler apparire ovunque, voler scandalizzare, dare spettacolo, sono i tuoi colleghi Dani Faiv ad aver portato a questo con la continua ostentazione perenne del personaggio a discapito della musica. Siete voi che postate continue foto da fashion blogger al posto di parlare di musica e non il pubblico a guardare solo l’aspetto esteriore e non la musica stessa. Oggi la gente ama il rapper, il personaggio e non la musica e non riesce a scindere le due cose, ma questo avete contribuito voi a crearlo.

Ma nonostante questo, un Achille Lauro e un Boss Doms quante critiche si sono prese nei commenti degli spettatori di Pechino Express per i tatuaggi e i capelli colorati? E’ ovvio che in tv chiamino Ghali e non Sfera Ebbasta, perchè sono due immaginari troppo diversi. L’Italia ancora oggi non vuole il rap in tv, o meglio non lo vuole per com’è, non accetta il suo lato eccentrico e provocatorio. Va bene oggi Fabri Fibra che hanno avuto modo di digerire in 12 anni, ma all’inizio Fibra non lo voleva nessuno e va bene Ghali perchè è ben vestito, curato, non dice parolacce, sta al suo posto ed è adatto ai bambini. Tutto quello che è fuori dall’ordinario, l’italiano non lo vuole.

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