Gli italiani patrioti solo su Spotify

Guardando i dati degli streaming e le classifiche di Spotify è emerso che nelle prime posizioni e non solo ci sono solo artisti italiani e che l’età media degli utilizzatori della piattaforma è molto giovane.

Questo dato conferma l’esplosione degli streaming di artisti nostrani come Sfera Ebbasta e la conseguente assegnazione di dischi d’oro e platino che nel 2017 ha letteralmente spopolato. L’età giovane del pubblico fa inevitabilmente salire in classifica artisti rap e trap italiani, a discapito di tutti i cantanti pop nostrani che a livello di popolarità si può dire siano ben più in alto di un Lazza per esempio. Penso a Laura Pausini, è ovvio che a livello nazional popolare sia più famosa di Sfera Ebbasta, ma anche di Marracash, eppure oggi il rap è talmente esploso sui social, su internet, nelle scuole che sono proprio i suoi esponenti a dominare le classifiche Spotify, questo è un segno lampante anche dell’età media degli ascoltatori che inevitabilmente è bassa. I ragazzi oggi passano gran parte delle loro giornate sui social e sui cellulari, ascoltando per lo più musica rap e seguendo i profili dei propri beniamini.

Se a fine anni ’90 e inizi del 2000 era tutto più complicato, nel senso che dovevi uscire, avere i soldi e andare al negozio di dischi per poter ascoltare la musica del tuo rapper preferito, oggi basta un click. Tutto questo ha permesso al rap stesso di esplodere in maniera esponenziale negli ultimi anni, ma ha anche causato l’abbassamento delle vendite dei cd in favore delle piattaforme di streaming.

Un altro aspetto di questo patriottismo che domina Spotify a discapito di artisti stranieri di fama mondiale è riconducibile non solo alla giovane età degli utenti, ma anche alla scarsa conoscenza della musica hip hop in generale e molto probabilmente della lingua inglese.

Molti ragazzi, ascoltatori di rap italiano, oggi non conoscono neanche una canzone dei Sangue Misto, figuriamoci se possano conoscere Nas o i Run D.M.C. o il Wu Tang Clan, questa lacuna e mancanza di conoscenza della storia del rap italiano e americano ha favorito la crescita di artisti nostrani e la mancata conoscenza di quelli USA. Se oggi il disco di Sfera Ebbasta o di Fabri Fibra lo conoscono più o meno tutti gli ascoltatori di rap, in quanti conoscono ad esempio le canzoni del disco di Kendrick Lamar o l’ultimo del Wu Tang Clan? Pochissimi e i dati di Spotify ne sono la conferma più lampante.

E’ evidente che un ragazzo oggi si ritrovi più nel linguaggio della DPG piuttosto in quello dei Migos dei quali capiscono sì e no tre parole. Lo stesso valeva per noi più agè, ascoltavamo i primi dischi di Eminem, i Beasty Boys, Nas ma quanto capivamo davvero dei loro testi? E quando cantavamo le loro canzoni non ci inventavamo le parole? Io lo facevo, non capivo tutto e questo perchè, per quanto possiamo aver studiato o studiare l’inglese a scuola o all’Università, siamo forse il Pese europeo più ignorante in materia. In Francia, in Germania tutti parlano l’inglese perfettamente come seconda lingua, noi in Italia per lo più ci arrangiamo e questo come vale nella vita quotidiana e quando andiamo in vacanza all’estero, vale altrettanto nella musica.

Siamo fondamentalmente non un Paese patriottico, ma un Paese di ignoranti.

 

1 Commento

  • decimohangar
    27 Aprile 2018

    la musica rap italiana si nutre di dipendenza della lingua e di conseguenza i fan diventano dipendenti tutto questo coincide con un rigiro della musica infinita anni ’70 ’80 e in parte ’90 non gli si può dare torto se intorno a loro va tutto storto, comunque neanche a me soddisfa in pieno l’ascolto non dura molto mi infastidisce dopo un po’, questa fenomenologia è tutta rivolta verso il rito e non alla musica, rispetto alla torta è la guarnizione.

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