Le Barre dal Bar di Backo e Mastro Fabbro

Backo e Mastro Fabbro sono gli autori di ‘Barre dal Bar’ il nuovo video uscito sul canale Arcade Army Records. Il video fa parte della rubrica New Challengers con la quale i selezionati tra i partecipanti all’Insert Coin su www.arcadearmyrecords.com accettano la sfida proposta di realizzare un video inedito di un loro brano. Arcade Army Records, che fa capo a Eiemgei e agli Arcade Boyz, sta facendo un ottimo lavoro in questo senso facendo conoscere al pubblico numerosi talenti del rap ancora ai più sconosciuti. Backo e Mastro Fabbro sono stati una piacevolissima scoperta, la loro ‘Barre dal Bar‘ é potentissima, rispecchia quel rap a cui io e tanti altri siamo affezionati, senza però risultare obsoleto o vecchio. É un pezzo che riprende la magia del rap fatto come si deve e lo porta ai giorni nostri.

Ciao Carlo, intanto mi racconti un po’ del vostro background?

“Ciao Valeria, intanto grazie per la chiacchierata.
Il nostro background è dei più classici:
jam a palate, viaggi interminabili sui treni espresso per raggiungere paesini sconosciuti, gente col cappuccio tirato su che ti guardava storto ma che poi si scioglieva se spaccavi al microfono… Murate, pannelli sui treni, cerchi di b-boys, cypha e contest di freestyle, concerti in giro per l’Italia (troppo spesso manco pagati), infamate e amicizie che durano da più di vent’anni. Il meglio ed il peggio che questa roba ha da offrire insomma.
E in tutto questo veniamo da Catanzaro, non certo la città più “connessa” d’Italia (e manco della Calabria, in verità)”.

Come vi siete avvicinati al rap?

“Mastro Fabbro: Quando in un negozietto di dischi a Catanzaro misi sul giradischi per l’ascolto il singolo dei Colle “quello che ti do / ninna nanna” rimasi folgorato, comprai il disco senza pensarci e me lo risuonai non so quante milioni di volte. Prima di quel giorno avevo ascoltato, come la maggior parte dei ragazzini dell’epoca, i pezzi di Jovanotti e poca altra roba. Non avevo una guida musicale e quando quel singolo con la copertina nera e la scritta “Mandibola Records” mi capitò tra le mani, mi ha davvero indicato poi la strada da seguire. Quella era la musica che volevo fare, quello era il suono che mi faceva, che mi fa, sentire vivo.
Backo: a 12 o 13 anni incappai in ‘Messa di Vespiri‘, degli Articolo 31. Solo un’infatuazione, ma l’inizio di tutto.
Un anno dopo conobbi quelli che poi sarebbero diventati i miei fratelli di crew e per la vita, mi passarono dei dischi assurdi: Ice One, Neffa, Colle, Kaos. Lì c’era tutto quello che cercavo. Nel ’97, a 15 anni, mi feci in treno da solo, Catanzaro-Milano per andare all’Hip Hop Village.
Tutte quelle anime collegate da un’unica passione… per me quella gente poteva e doveva cambiare il mondo!”

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Mi sembra di capire che non siete due ragazzini, quanto pensi sia difficile emergere oggi che il rap sembra essere fatto da ragazzini per ragazzini?

“Backo & Mastro Fabbro: Bisogna capire cosa si intende per “emergere”. E’ vero che abbiamo superato i 30 anche da un po’, ma se si parla di essere riconosciuti dalle vere teste Hip Hop, allora non credo sia cambiato poi molto nel tempo, se non che ora ci sono mezzi più veloci per “incontrarsi” (vedi le produzioni di Mastro Fabbro per Carati Crew o il video di Egreen dove sputa barre per strada sempre su una sua strumentale). Il resto è profondamente cambiato e non ci interessa neanche, fermo restando che il cash non ci fa schifo, ovviamente. Se per “spaccare” agli occhi dei ragazzini ed emergere tocca fare un testo degno di un dialogo tra calciatori e veline allora continuerò a lavorare e scrivere le barre nel bar. Idem per i beat: se per parlare di divertirsi e fare festa mi devo dimenticare che “you gotta fight for your right to party!” mi converto alla dance o al ballo liscio, che tanto non disdegnamo le MILF”.

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Va avanti chi è bravo o chi ha il culo parato?

“Backo: anche qui, stiamo parlando di quella roba meravigliosa con le due H o in generale? Perché ancora c’è spazio per i più bravi, ma i secondi, matematicamente, sono di più in qualsiasi ambito. Penso che pure in parrocchia i figli della catechista abbiano sempre una via preferenziale agli occhi del prete (interpretala come vuoi)”.

Barre dal bar è una bomba, com’è nato questo pezzo?

Backo & Mastro Fabbro: intanto grazie! La traccia è nata così https://www.facebook.com/BarreDalBar/videos/346564679157579/
al di là delle nostre spiccate doti recitative, la storia è andata esattamente come nel trailer del video.
Poi dal punto di vista delle rime è nato tutto da un bisogno di salvarsi dalla routine delle “chiacchiere da bar”. Così ci si è buttati in un flusso assolutamente libero, passando da un argomento ad un altro come se ci si rivolgesse ad “ascoltatori/clienti” ideali, con cui instaurare un dialogo più spesso”.

Inserire barre nel titolo è un forte richiamo al rap quello vero, è stato un modo per far capire già dal titolo chi siete e cosa la gente deve aspettarsi da un vostro pezzo?

Mastro Fabbro: come avrà capito chi ha ascoltato le tracce che ho prodotto, tengo molto che il testo abbia un significato ed esprima dei concetti che non siano fini a sé stessi. Alla base delle collaborazioni con gli MC ho sempre messo il feeling mentale, perché chi scrive possa dare voce alla mia musica. Sarà sicuramente datato come modo di pensare, fuori dalle logiche di mercato ma sono ancora fortemente convinto della forza comunicativa del rap e del ruolo formativo della cultura Hip Hop, quindi non vedo perché debba sprecare con pezzi “inutili” questo potere che il rap ci da’.

Backo: datemi un Amen per Mastro Fabbro! Il rap, al di là di ogni struttura mentale, è una roba semplice: fare le barre e provare a farle così potenti da catturare l’attenzione di chi le ascolta. Se poi riesci pure a dire qualcosa di intelligente, magari si riesce a levare sta minchia di etichetta di “musica per ragazzini” che ci portiamo addosso”.

Avete altre mine in cantiere?

Mastro Fabbro: il progetto Barre dal Bar originariamente era composto da dodici brani. Per ora abbiamo da farvi ascoltare solo i nove che sono sopravvissuti alla ghigliottina del nostro parere critico. Ma considerato che Backo e Mastro Fabbro fanno rap insieme dal 1997 direi che non è di certo finita qui….

Backo: aggiungo che tutte le barre delle 9 tracce sono state scritte dietro il bancone, tra un cliente e l’altro, con la volontà di trovare nuove forme di scrittura. Niente è mai uscito da lì nemmeno per le correzioni e, per mantenere quest’aura grezza e ruvida del prodotto, abbiamo registrato tutto in 3 caldissimi giorni d’agosto a Catanzaro (tutto in one take, senza espedienti di sorta per sembrare intonati).
Ah, ci tengo a precisare che faremo uscire sia le tracce col rap che le strumentali, che sto protagonismo dei rapper a discapito dei producer è quanto meno ridicolo”.

Barre dal Bar fa parte di New Challenger di Arcade Army Records, dove avete registrato il video?

Backo: esattamente dove ho scritto tutto il progetto, nel bar dove lavoro tutti i santi giorni. Le riprese le abbiamo fatte tutte in 5-6 ore, perchè con Gianni Ciccarello di GC Production (un grandissimo professionista) avevamo le idee molto chiare. Poi gli amici che hanno partecipato (grazie!) hanno reso il tutto più semplice”.

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Quanto conta il supporto di persone in vista come gli Arcade?

Backo:  due cosette: la prima è che Eiemgei ha bisogno di un clone! Ho caricato il progetto (tutte le 9 tracce) sul form del loro sito il 4 Gennaio nel tardo pomeriggio. Il 5 mattina già c’era la risposta in cui ci facevano i props e si iniziava a delineare la collaborazione. Ci ha spronati a fare il video in poco tempo, sostenendo che “i ragazzi vogliono sentire roba come la vostra”. E dati i riscontri del video, direi che il “ragazzo” sa il fatto suo. Ci siamo interfacciati telefonicamente, ci siamo chiariti e aiutati a vicenda tutto il tempo. Una roba figa, davvero. Secondo me stanno facendo qualcosa che nessuno in Italia ha le palle di fare: dare supporto a gente che non è conosciuta nei “canali ufficiali”. Questa cosa non gliela toglierà mai nessuno“.

Cosa significa per voi essere ribelli?

Backo: Mi hai dato di che riflettere con sta domanda e sicuramente oggi ti rispondo in modo diverso da come avrei fatto 10 o 15 anni fa. Nella situazione in cui viviamo, probabilmente il maggior atto di ribellione è tornare ad essere individui unici con proprie idee, valorizzare le differenze e creare confronto, tornare a fare parte di una comunità reale e non virtuale, parteciparci e difenderla. Uscire di casa e riempire le strade e le piazze è il vero gesto di ribellione di oggi, ahimè (ammesso si tengano gli smartphone in tasca).
Quello che hai fatto tu, comunque, sputtanando alcuni vizi dei “giornalisti” dell’ambiente rap (e non solo) è stato un gesto di rottura fortissimo. Allora ti supporto, facendo lo stesso con i “colleghi” che stanno dietro al microfono: pubblicare i link di siti di settore che “parlano di noi” e che non fanno altro che ricopiare quello che voi stessi avete scritto… beh, è paragonabile a farsi na sega e gioire del risultato davanti a tutti. Pace“.

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