I segreti del rap game: i magazine online

Amati, odiati, seguiti, criticati i Magazine Online sono quei grandi contenitori di notizie tramite i quali veniamo a conoscenza di quello che succede nel mondo rap. Se da una parte è vero che oggi, tramite i social network, gli artisti possono tranquillamente farsi promo da soli, è altrettanto vero che i magazine innescano un circuito per il quale danno da mangiare a molte persone. Tutti sappiamo che gli artisti non sono soli e che del loro entourage fanno parte anche uffici stampa e persone che di mestiere scrivono comunicati stampa volti a promuovere i loro singoli, video, album e concerti. Tutti questi comunicati stampa vengono giornalmente inviati a tutti i magazine di settore i quali (o almeno la maggioranza) si limitano a copiare e incollare meticolosamente sui loro portali le frasi in cui l’addetto stampa ha celebrato il lavoro e la performance di un’artista. Vi siete mai chiesti perchè se cercate per esempio la notizia di un disco su Google, i contenuti che trovate su più siti sono per lo più uguali? Di certo non perchè tutti ascoltando quel singolo sono arrivati alla stessa conclusione, ma bensì perchè tutti hanno ricevuto lo stesso comunicato stampa e tramite il semplice e diretto copia incolla lo hanno pubblicato sui propri magazine.

Questo meccanismo ha fatto sì che nel corso degli anni venisse sempre meno l’autorevolezza e la critica musicale, soprattutto online. Ma la colpa non è solo dei magazine e dei suoi giornalisti, ma è da attribuire anche ai management degli artisti. C’è una sorta di mafia latente, passatemi il termine, secondo la quale se critichi o parli male di determinati artisti e progetti, vieni automaticamente escluso dalle loro mailing list. Il che significa: addio inviti a conferenze stampa, addio interviste a quel determinato artista, addio accrediti ai concerti. Tutti privilegi di cui godono gli addetti ai lavori del settore e che nessuno ovviamente vuole perdere. Se a questo si aggiungono anche le reazioni di alcuni artisti che se si vedono muovere una qualunque critica, partono con lunghi post sui social in cui offendono il malcapitato webzine, allora è chiaro a tutti che la strada più semplice e conveniente sia quella di copiare e incollare i comunicati stampa e scrivere che sono tutti belli, buoni e bravi. Poco importa se questo causa di fatto una mancanza di informazione corretta, l’importante è restare in pista e non perdere i propri privilegi.

Ma come funzionano realmente questi magazine online? Molti non sono realtà strutturate, al contrario di quello che tanti possono pensare, non hanno una redazione o una linea editoriale, sono composti da persone appassionate del genere che di giorno hanno un altro lavoro e che nel tempo libero scrivono gratis per questi magazine buttandoci dentro la qualunque cosa. Il guadagno nella maggior parte dei casi arriva dai click. E qui c’è davvero da sbizzarrirsi, perchè è ovvio che un articolo anche poco strutturato o mal scritto, se accompagnato da un titolo con un forte impatto da click bite, faccia da specchio per le allodole per gli utenti che cliccandolo portano views al sito. Questo vale anche per la scelta dei contenuti. Va da sè che se oggi un qualsivoglia articolo su Sfera Ebbasta scatena mille click, tutti si inventano qualsiasi cosa su di lui pur di aumentare le visualizzazioni al proprio sito, generando di fatto un flusso di notizie casuali, poco strutturate, curate e studiate. Questo è lo stesso motivo per il quale si tende a parlare sempre e solo di alcuni artisti e poco di altri, perchè ci sono artisti che fanno fare più click di altri. A tal proposito mi viene in mente il featuring Sfera – Quavo vs Giaime – A$AP TyY. Al di là del gusto personale, perchè tutti hanno osannato ‘Cupido‘ e in pochi hanno calcolato ‘ New Couple‘? Forse perchè un articolo su Sfera causa un maggiore traffico al sito di uno su Giaime? Ebbene sì. E’ brutto da dire, ma la realtà è proprio questa. Molti magazine scrivono più articoli su un’artista piuttosto che su un altro, o su un argomento piuttosto che un altro, mossi solo e soltanto dal Dio click. Da una parte la colpa potrebbe essere attribuita agli utenti che seguono e venerano solo alcuni artisti, ma la realtà dei fatti è che molte persone che dovrebbero fare informazione, non la fanno e non sono minimamente interessati a farla.

Una realtà che da sempre ha suscitato la mia curiosità è Sto Magazine. Chiamandosi magazine, io nella mia ignoranza, è da quando è uscito che aspetto un magazine, ma ormai ho smesso di aspettare accettando il fatto che sia solo una pagina Instagram e un canale YouTube. Questa realtà è nata con Ghali, artista che dovrebbe essere indipendente ma che sappiamo non esserlo, è possibile che Sto, il cui unico scopo sembra essere quello di propsare gli artisti e essere propsato da loro, abbia stretto un qualche accordo con le altre etichette discografiche e i management? Il dubbio è più che lecito, vedendo la quantità di nomi grossi del rap che promuovono e condividono puntualmente ogni post pubblicato da Sto, ma forse sono io che non ne capisco la grandezza e potenza. Un’altra cosa che però non mi è chiara sono i numeri, i follower della pagina Instagram di Sto sono sempre e comunque superiori alle visualizzazioni che ottengono i loro video su YouTube. Mi chiedo: se ho 175 mila follower e poi i miei video raggiungono 10/13 mila visualizzazioni, dove sono tutte quelle persone che mi seguono su Instagram quando pubblico un video su YouTube? Io in matematica non sono un genio, ma i conti non mi sembra che tornino, anche perchè va detto che i video di Sto sono fighi e di altissimo livello, quindi, vista la sua fanbase, meriterebbero più visualizzazioni. Altra domanda che mi pongo è: cosa pubblicherà Sto ora che l’esplosione dei dischi d’oro e di platino pare finalmente essersi conclusa? Non lo so e sono curiosa di saperlo.

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